LA CAMPAGNA DI SHOPenauer LANCIATA DA WAIT! PROSEGUE E INCONTRA IL FILOSOFO ROMANO
Dopo Schopenhauer, Prometeo e Walter Benjamin è Seneca a dire la sua sulla moda. Si torna indietro nei secoli e si approda a Roma. Lucio Anneo Seneca (Corduba, 4 a.C. – Roma, 65 d.C) fa parte dello Stoicismo, ossia quella scuola di pensatori di impronta razionale, panteista, e dogmatica, con un forte orientamento etico e tendenzialmente ottimista. La sua origina è però greca, infatti nasce intorno al 300 a.C. ad Atene da Zenone di Cizio.
#whatisfashion? In realtà il pensatore in questione non dà una vera e propria definizione. Si può dire, infatti, che non prende una posizione diretta, poiché, evidentemente, non crede affatto che quelli che nella nostra epoca definiamo trend siano così importanti da discuterne. Ed esiste una delle sue tanti frasi a confermarlo, seppure implicitamente. Riferendosi ai patrizi – la classe d’élite dell’antica società romana – Seneca critica il loro «disquisire sulla posizione di un ricciolo.» In sostanza la moda è un vero e proprio capriccio secondo l’autore dei Dialoghi.
#whatisfashion? CONSUMISMO O…
Azzeramento dei confini; le persone possono viaggiare liberamente; lo stesso vale per le merci. Quindi anche vestiti, scarpe, e altri oggetti. Questa è in poche parole la globalizzazione. Il liberalismo, che oggi è in una veste complessa, molto più dinamica di qualche decennio fa: anni in cui basta avere, per le donne ad esempio, due gonne per il giorno, il vestito buono per la domenica, un paio di camice, un pullover e un cappotto. Due scarpe, una borsetta e un cappello. Pochi capi essenziali. Il resto è un di più. E negli anni Duemila questo dettaglio è sempre più importante, anche a causa delle aziende fast fashion.
«La moda è fatta per andare fuori moda.» Dice ai suoi tempi un certa Chanel. Ebbene, ora non è più così. Di fatto è un vero e proprio capriccio per la maggior parte delle persone. In generale, si può senza dubbio affermare che la società occidentale cura molto di più che in passato, più che il suo aspetto il suo status. E per stato, si intende il ruolo da mantenere all’interno della società. Non è un caso che gli influencer siano stati definiti così. Il loro ruolo è quello di influenzare le persone ad acquistare oggetti di cui molto probabilmente non hanno bisogno. Ecco il consumismo al suo climax.
Allo stato delle cose, forse Seneca scriverebbe un vero e proprio trattato sulla moda. Perché, nel bene e nel male, si tratta di un’industria che dà lavoro a milioni di persone. Fa circolare molto denaro, tanto che i colossi del settore si possono permettere di finanziare opere pubbliche, i cui costi non possono essere sostenuti dagli stati. In Italia, è bene ricordarlo, è la seconda voce del bilancio.
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