#whatisfashion?
LA MODA SECONDO LA FILOSOFIA, DA SHOPenauer A SCHOPENHAUER
Il 5 maggio il portale di Wait! SHOPenauer ha lanciato la campagna #whatisfashion?. Idealmente, l’obiettivo è quello di indagare sul significato che la moda ha per ognuno di noi. E per conoscere i diversi punti di vista, SHOP invita gli utenti a inviare dei brevi video in cui dichiarano cosa sia per loro il fashion. E nel passato? Come era visto questo complesso sistema dai grandi pensatori? Certamente nel Settecento, ma anche prima e, successivamente, durante il Romanticismo e l’arrivo della Psicoanalisi, non esistevano veri e propri stilisti-icone, piuttosto erano noti i sarti; Chiara Ferragni non era nemmeno concepibile. Il poliestere, fortunatamente, ancora non aveva invaso e soppiantato l’esistenza dei tessuti naturali. Oggi è tutto diverso.
Schopenhauer (1788- 1860) è il filosofo che ha ispirato il progetto SHOPenauer, ma è anche un ottimo personaggio da citare quando si vuole capire cosa sia la moda, definibile preferibilmente costume, soprattutto negli anni in cui il tedesco ha pensato e vissuto. Infatti, nonostante sia noto per il suo pessimismo – caratteristica apprezzata da Nietzsche, il quale ne trarrà poi qualche spunto – l’autore di opere come Il primato della volontà (Adelphi) e L’arte di invecchiare (Adelphi), ricorre al suo genio per trattare di mondanità e dell’individuo stesso.
#WHATISFASHION? LA PERSONALITÀ
Sì è scritto che Schopenhauer non fosse proprio incline all’essere una persona positiva. Il velo di Maya ne esprime tutto il concetto. Tuttavia, ne L’arte di essere felici (Adelphi) scrive: «…la verità principale dell’eudemonologia (ossia la dottrina della felicità) rimane che tutto dipende molto meno da ciò che si ha, o da ciò che si rappresenta, che da ciò che si è. “La personalità è la felicità più alta”. In ogni occasione si gode propriamente solo di se stessi: se il proprio sè non vale molto, allora tutti i piaceri sono come vini eccellenti in una bocca tinta di bile. I grandi nemici della felicità sono il dolore, la noia, la solitudine. La personalità accompagna infatti l’uomo ovunque e in ogni momento; il suo valore è assoluto.» Conoscere se stessi, essere consapevoli di chi si è nel mondo.
Cosa c’entra con la moda contemporanea? Beh, tanto per cominciare è un valore confrontabile con quello del consumismo, della necessità di avere tutti le stesse cose. In quest’ultimo caso la personalità, ciò che ci rende unici, viene meno. In un’altra opera, Metafisica dell’amore sessuale (Bur), il filosofo di Danzica scrive: «Noi perdiamo tre quarti di noi stessi per essere come le altre persone.»
LA MODA PASSA ANCHE DALLO STILE
Direttamente Schopenhauer non ha mai citato il fashion. Tuttavia nei suoi scritti si riscontra da parte dell’autore un ribrezzo totale nei confronti delle persone trasandate. «Come la negligenza nel vestire rivela disprezzo per la società nella quale si va, così lo stile affrettato, trascurato, cattivo rivela un offensivo disprezzo per il lettore, il quale poi lo ripaga giustamente non leggendo.» La frase è all’interno dell’opera Sul mestiere dello scrittore e sullo stile, pubblicata nel 1851 (Adelphi). L’invito all’eleganza è sottinteso.
Certo, all’epoca era facile. I borghesi e gli aristocratici si facevano fare gli abiti su misura. Oggi le cose sono nettamente diverse e di stili, si sa, sono diversi: dallo streetstyle alle fashion addicted, in mezzo c’è un mondo di lezioni di stile e glamour ma anche di molti – moltissimi – scivoloni. Dunque, #whatisfashion? per uno dei più grandi intellettuali di tutti i tempi? Lo stile, impossibile senza personalità.
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