Dall’introduzione del suo logo VLTN lo scorso anno, un gioco su un font d’archivio, il marchio Valentino ha spinto talmente tanto nello streetwear, che sembra suggerire che l’abito sia una specie ormai estinta. La collezione ss19 di Pierpaolo Piccioli per Valentino ha compiuto un ulteriore passo in avanti, con una fila così pesante di loghi, che ha lasciato tutti a bocca aperta.
Il lettering è l’oggetto della missiva indirizzata ai nuovi fruitori della moda. Un’azione cubista che intaglia lettere e le incolla sui tessuti come un gesto filantropo per la moda odierna. Su questa scia, un logo VLTN rosa fucsia attraversa un cappotto a quadri pied-de-poule, una giacca mimetica con cerniera, un jeans, un cappello a secchiello e una borsa da cintura in pelle. Altri look erano caratterizzati invece da loghi presi in prestito dalle stampe di foulard anni Settanta, che si uniscono ai design della sua resort da donna.
La silhouette è oversize. Bomber, pantaloni cargo camouflage, felpe e jeans: lo street style firmato Valentino si consuma anche con una palette cromatica accesa, fluo, acida.
Sparsi ovunque erano invece i ricordi delle radici couture della maison: ali applicate su una felpa grigia, palme cucite a mano su maglioni e ornamenti ricamati su tute e cappotti, per non parlare delle sneakers con linguette a scatto dalle quali spuntano piume di struzzo.
In questa stagione, l’approccio di Piccioli è stato influenzato dalla musica trap, non perché gli piaccia personalmente questo genere grintoso, ma perché parla ai giovani, compresa la figlia di 12 anni Stella.
Come parte del suo nuovo metodo di progettazione, decisamente più collaborativo, ha chiesto a quattro degli ospiti della prima fila, come i rapper Nas, A$AP Ferg, Keith Ape e la cantante femminile Syd, di designare i loro animali spirituali: un leone, pantera, scimmia e pavone, ognuno dei quali, ricamati in quattro look differenti.
Il designer ha detto che stava cercando di collegare i valori couture di Valentino con il modo in cui i giovani si riferiscono alla moda. “Non si tratta di progettare, non si tratta di creare moda come eravamo abituati a pensare alla moda, ma hanno una sorta di relazione più spontanea”, ha spiegato.
Lo spettacolo ha sollevato una domanda più ampia. Se i clienti dettano sempre più la produzione dei marchi di lusso, quale sarà il ruolo del designer? Piccioli sembra genuino nel suo desiderio di evolvere con i tempi, ma sarebbe un peccato se, in questa evoluzione, la sua voce venisse annegata.
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