McDonald’s, la celebre catena statunitense di fast food, e Travis Scott collaboreranno per la creazione di una food capsule che verrà distribuita negli USA, dal’8 Settembre al 4 Ottobre, in edizione limitata. Travis, cantante che ricordiamo per Rodeo, il disco che ha sancito l’ingresso del rapper tra le icone della musica trap, ha selezionato un menù personale (e scelto personalmente) da “condividere” con tutto il popolo americano: un hamburger con formaggio e pancetta (simile a un Quarter Pounder), patatine fritte e Sprite.
Nonostante a molti non sia ancora chiaro il senso del connubio musicale-alimentare, non è insolito che in questo momento storico settori diametralmente opposti collaborino fra loro. Si assiste sempre più frequentemente all’aprirsi da parte di multinazionali verso nuove e inaspettate combinazioni, come per esempio la capsule disegnata dal direttore creativo della linea uomo di Louis Vuitton, Virgil Abloh, per Ikea: le shopper bags ed i tappeti a forma di grande scontrino o finto prato disegnate dallo stilista sono andati a ruba nei retailers dell’impresa svedese, acquistati principalmente da giovani hypebeast, che avrebbero fatto carte false pur di avere un pezzo del designer.
Stavolta però, oltre all’aspetto “trend”, sembra esserci di più dietro all’ innocente collaborazione. Il “rumor”, ormai molto più di un semplice pettegolezzo, direbbe interessata la catena di ristoranti ad ingraziarsi il pubblico afroamericano, così popoloso negli Stati Uniti e in tutta America.
Non è un caso probabilmente che l’ultima collaborazione di McDonald’s con un personaggio pubblico risalga al 1992 e sia proprio con Michael Jordan, altro storico afroamericano, cestista giocatore dell’Nba e creatore di sogni e speranze tra le generazioni più giovani degli anni ’90. La necessità della captatio benevolentiae che McDonald’s sta cercando di mettere in atto per avvicinarsi alla minoranza etnica è duplice. Durante le proteste per la morte di George Floyd, molte altre storie di razzismo e soprusi sono giunte a galla, comprese quelle di dipendenti afro maltrattati da dirigenti o capisettore dell’azienda.
Con la crisi finanziaria in corso e il movimento Black Lives Matter, essere etichettata come “nemica” dei più deboli non è certamente un vantaggio per gli affari dei conti finanziari giallo-rossi targati Mc. Le statistiche affermano inoltre che la popolazione afro è in continua espansione, crescendo a ritmi 2,5 volte superiori rispetto al resto del mondo: non è escluso che nel 2050 “potrebbero rappresentare oltre la metà della crescita della popolazione mondiale”. Quindi a conti fatti è facile comprendere come McDonald’s stia buttando un occhio al futuro e, in un’ottica pienamente di marketing, stia fortemente targhettizzando il suo pubblico.
Travis non attrarrà solamente gli amanti della sua musica a provare il pasto che lui stesso consuma o consumerebbe se si trovasse nel fast food, ma anche tutte quelle minoranze etniche che lo vedono come un’idolo da imitare e raggiungere.
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