Gli anni Novanta come spartiacque. Nella moda, nel cinema e nella musica, così come nella letteratura. Si abbandona l’opulenza della silhouette tipica del decennio precedente, le acconciature diventano lisce e morbide, il trucco è quasi assente. Gli Oasis gareggiano con i Blur per la band brit-pop più cool e i Nirvana si impongono all’interno della scena rock underground. Nasce così il grunge. I film che escono nelle sale – da quelli made in Hollywood ai nostrani – vedono il loro degno rappresentante di quegli anni in Trainspotting, per la regia di Danny Boyle, di cui recentemente è uscito il sequel, sempre con gli stessi attori, a cominciare da Ewan McGregor. Weer, marchio di moda svizzero fondato da Karin Lorenz nel 2014, si ispira al mondo filmato dal regista britannico per la collezione estiva 2018.
Protagonista assoluta è la tuta da lavoro, in una versione femminile ed esteticamente gradevole, portabile, sulla quale gravitano pezzi must della stagione come le t-shirt – capo iconico della casa di moda – di cui alcune sono realizzate a mano in edizione limitata e trattate in modo che la superficie risulti ruvida al tatto; ancora i top, i pantaloni, le gonne e i parka. A determinare il look della collezione è la purezza della forma, sottolineata da linee geometriche precise, come quelle poste sui capi-spalla, in una versione più leggera rispetto a quella invernale. Niente costrizioni, tessuti aderenti, solo la comodità del cotone, il materiale principe dell’estivo, il quale dona capi caratterizzati, alcuni, dall’essere trasformabili: la giacca corta con pannelli a cerniera e il vestito-camicia in lungo, le cui maniche sono rimovibili, ad esempio.
I colori sono ovviamente acidi, psichedelici: l’arancio, il verde oliva, l’argento e il fuchsia si impongono sul nero e il bianco. Tra le stampe, poche, non manca mai quella militare. Tutti questi elementi vengono Pensati, studiati e, infine, realizzati in Europa, con materiali italiani e giapponesi.
Weer è un brand che si sta facendo conoscere nel sistema della moda e anche nel mondo delle socialite in cui gravita la francese Caroline de Maigret, la quale ha recentemente indossato un loro cappotto della collezione invernale. Il tutto con ingredienti chiave: un’ottima comunicazione sui social, un’attenzione particolare alla produzione e ai materiali e, un’estetica tanto intrigante quanto aggiornata. Una realtà millennial per i millennials, i quali probabilmente non sanno né chi siano gli Underworld né cosa sia Born Slippy, ma che conoscono esattamente come abbinare una scarpa con un pantalone, determinando così le scelte di stile non solo tra di loro, ma anche dei brand stessi. E Weer sembra averlo capito bene.
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