N3M: MOCASSINI MILANESI DALLA VISIONE GLOBALE E GENDER FLUID

“Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose, dove va, cosa fa, dove è stata”. A questa frase detta da Tom Hanks in Forrest Gump si potrebbe aggiungere anche chi è. Sì, perché oggi come mai prima, il mondo della moda si è concentrato sulla questione del gender fluid. E così ha fatto anche N3M ovvero Noi tre (a) Milano, sebbene in un’ottica del tutto personale.

Il marchio fondato dai tre, appunto, amici Guillaume Hinfray, Marco Censi – i designer – e Pier Luigi Moretti, rappresenta questa nuova concezione dell’essere attraverso la rivisitazione di uno degli accessori che la maggior parte dei guardaroba maschili vedono protagonista: il mocassino. Questa scarpa è nota per la sua comodità ed eleganza e, per essere priva di lacci scomodi per chiuderla. Ma è anche famosa perché calzata da personalità come Gianni Agnelli e John Fitzgerald Kennedy.

Ciò che distingue il modello pensato e proposto da N3M è il destinatario: donne e uomini senza distinzioni. Il genere diventa protagonista e al tempo stesso si censura, per rispondere silente alle necessità del mercato contemporaneo. Che piaccia o meno. Tanto che l’eleganza non la fa ciò che si indossa ma piuttosto come viene indossato.

Non bisogna però trascurare la qualità, altro elemento importante per Hinfray, Censi e Moretti. Ogni scarpa è realizzata in Italia e con materiali pregiati. A livello estetico, invece, è certamente da sottolineare l’unicità delle stampe, talvolta eccentrica. A tutto questo, infine, si unisce una sorta di omaggio alla città dove è nato il progetto N3M: Milano. Ogni modello prende il nome dalle zone più conosciute del capoluogo lombardo: Bligny (viale Bligny, ndr), Pirellone, Naviglio, Bocconi e Isola. Quest’ultima è di recente la nuova area dedicata alla movida milanese grazie al rinnovo del quartiere nel quale, oltre all’ormai famoso Bosco Verticale, è stata inserita anche la sede di Google Italia.

N3M è così un marchio che legge una scarpa storica all’interno della contemporaneità dandole però un’interpretazione personale, unica.