Sono due giorni che girano in rete le foto della nuova campagna pubblicitaria di Supreme, con una serie di manifesti pubblicitari raffiguranti Morrissey con addosso l’iconica t-shirt bianca con il logo Supreme, che sono stati affissi ai muri di Parigi e New York.
Già in passato abbiamo visto star del calibro di Lady Gaga, Neil Young e Lou Reed in questo tipo di campagne che annunciavano imminente l’arrivo della nuova collezione del brand americano.
Un modo utilizzato da Supreme, come da consuetudine, per legare la propria immagine a personaggi di grande spessore della scena musicale e, in generale, delle cultura pop contemporanea.
Sembrava una grande scelta quella di una star anti-convenzionale come Morrissey, per veicolare il logo del brand e presentare la nuova collezione. Tutto a posto quindi?
Neanche per parlarne. Morrissey a quanto pare ha fatto causa a Supreme, dopo aver intimato al brand di non pubblicare le foto, dopo aver scoperto che Supreme è sponsorizzata dal brand di carni White Castle.
Morrissey infatti è un convinto vegetariano e da anni si batte contro l’industria delle carni.
Queste sono le parole di Morrissey:
“I apologize enormously for the enfeebled photograph of me issued this week by Supreme. The shot was taken in October 2015. I considered the photograph to be fit only for a medical encyclopedia and I pleaded with Supreme not to use it. This was before I learned that Supreme were sponsored in part by the beef sandwich pharaoh known as White Castle. Supreme were issued with a legal caution not to use the photograph and their fee would be returned. Evidently Supreme have ignored my lawyer. No safety within the corridors of law. Ugh.
I offer excessive apologies for this association. Shame is indeed the name.”
Per dirla tutta Supreme non è attualmente sponsorizzata dal brand, come sostenuto dal cantante, ma, in passato ha collaborato con questa azienda, non tanto per il tipo di prodotto commercializzato, ma per l’iconicità del marchio, così come è avvenuto in passato per molte collaborazioni con altri brand americano.
Supreme ha risposto raccontando tutto l’accaduto in un comunicato ufficiale. Che in sintesi riportava questo.
Dopo aver contattato il cantante e avergli proposto lo shooting realizzato da Teddy Richardson e avergli mostrato precedenti campagne dello stesso stampo, realizzate dallo stesso Richardson in modo da evidenziare chiaramente lo stile che si voleva ottenere, Supreme ha pagato interamente e anticipatamente quanto era stato concordato e così si è proceduto ad effettuare lo shooting.
Una volta realizzato, nei giorni successivi sono state inviate a Morrissey le fotografie scelte per la campagna.
E’ a quel punto che, a detta di Supreme, il cantante ha vietato al brand di farne uso. Anzi, Morrissey ha insistito nel voler utilizzare una altra foto, realizzata da sé stesso (e quindi non da Terry Richardson) indossando una t-shirt di Supreme. Immagine che successivamente è stata pubblicata dal nipote di Morrissey su Instagram, rendendola di fatto, oltremodo inutilizzabile da Supreme, che quindi si è rifiutata di poter percorrere questa possibilità.
Alla fine, Supreme, colta totalmente alla sprovvista, ha offerto al cantante una serie di possibilità: a) realizzare nuovamente lo shooting a proprie spese b) di selezionare una delle differenti fotografie realizzare durante lo shoting, c) in extrema reatio, di restituire i soldi e annullare tutto.
A quanto pare è in questo momento che è caduto un silenzio da parte di Morrissey che avrebbe rifiutato di collaborare per risolvere la sgradevole situazione di impasse citando il fatto che Supreme si fosse ‘macchiata’ della collaborazione con White Castle.
Ed è per questo che Supreme ha deciso di procedere secondo programmi e in base a quanto concordato.
Ossia a pubblicare la campagna pubblicitaria e anche le t-shirt e il poster raffiguranti Morrissey. Che a quanto pare, a questo punto, diventeranno alcuni dei prodotti più richiesti e desiderati di sempre. Certamente andranno sold-out nel giro di poche ore, e a questo ci siamo già abituati, ma verranno accompagnate da un’aura di leggenda e da una storia di cui, forse, non è ancora stato scritto l’ultimo capitolo.
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