Dai primissimi anni del 1960, la dimensione artistica che seguì la rinascita economica, artistica e scientifica vide la moda come protagonista di un mutamento che lasciò gli ambienti comuni per entrare negli spazi privati quanto intimi della casa. Una casa spoglia da dover riempire, dove interviene il design, ma che chiama a collaborare ‘’la macchina dell’abito’’, chiedendo a questa di immaginare collezioni d’arredamento personalizzate. E la moda, di tutta risposta, accoglie l’invito rendendo così possibile la nascita del cosiddetto ‘’fashion living’’. Un primo contatto tra moda ed interior risale agli anni di Mary Quant, quando le sue flower print ricoprirono le mura del suo store londinese Biba: una scelta volta a guidare l’occhio del pubblico che vedeva sempre più l’abito come sinonimo di design e ‘’casa in movimento’’. Ma non fu la sola, anche Pierre Cardin e la sua passione per l’esotico lo resero un architetto d’interni per la sua villa nei pressi di Cannes, costruita ad immagine della sua multiforme creatività, dove il mobilio sembra abitare lo spazio ‘’quasi fosse una persona’’, come disse lo stesso designer nel 1992. Per poi raggiungere la suite del Ritz di Mademoiselle Chanel: un minuzioso lavoro di personalizzazione che rende iconico il dettaglio a distinzione dalle altre suite dell’albergo. Un binomio indissolubile, quello tra moda e design, che sembra servirsi del tempo per mostrarsi ogni anno diverso, rinnovato e sopratutto più solido, anche se i due coprotagonisti della scena si reggono su un fragile equilibrio, in un rapporto di sana invidia.
La moda invidia al design il Salone del Mobile, il suo carattere cosmopolita, l’affluire di compratori internazionali ed il via vai di giovani in coda per ore fuori dai padiglioni fieristici. Il design guarda di buon occhio alla moda la sua economia, il suo essere in anticipo sui tempi e la sua capacità di saper guidare il pubblico portandolo a sè. Entrambi sono i player del domani eppure nessuno dei due sovrasta l’altro, anche se a volte la moda impone l’andamento del design. Perché? Semplicemente la moda contamina il mobile, rivestendolo di stampe e loghi che precedentemente sono apparse su abiti ed accessori di svariate collezioni, creando il mito della collab. Un apporto visivo che supera lo scopo reale dell’arredamento, cioè saper organizzare lo spazio, per andare ad aggiungere la riconoscibilità e personalità al mobilio che diventa un ‘’guardaroba da esposizione’’. Spaziando dai tessuti scelti alle stampe usate, il design accresce le sue potenzialità, riuscendo a coniugare funzione e cura.
Una sistema consolidato, che non emargina la creatività, ma la avvicina sempre più alla quotidianità, mostrando le mille espressioni di questa. Ma per permettere che questa macchina del design continui il suo corso si deve chiedere, ancora una volta, il prezioso contributo del fashion, che di cifre è esperta. Sicuramente la moda smuove capitali e sa dove riporli, e tra questi sceglie il design, l’home design, rendendo questo come il nuovo occhiello per gli investitori. Dagli storici brand che hanno sempre sostenuto l’interior come Missoni, Etro, Fendi e Versace, pioniere nel 1993 del fashion-home design, fino ad arrivare ai più recenti N21 e Sunnei che collaborando con noti marchi dell’homewear mantengono vivo lo scambio culturale tra i due.
Ma anche guardando puramente alle collezioni, questo scambio ha alimentato l’immaginazione delle maison e dei direttori creativi che per primi guardarono al design superando lo stato fisico. Ne è dimostrazione l’Haute Couture 2014 di Chanel, quando negli spazi di uno spoglio appartamento andò in scena un omaggio all’architetto Le Courbusier. E ancor prima il Palladium Dress di Gianfranco Ferrè per Dior: una colonna palladiana a forma d’abito che apre l’occhio creativo all’immaginazione, e che ribadisce la vicinanza tra moda e design inteso come progetto. Un progetto che sin dal 1990 entra negli studi di designer ed investitori al quale ancora riservono attenzione e studio.
E sono sempre questi brand storici a rappresentare gli appuntamenti immancabili al Salone del Mobile, con più di 20 presentazioni che garantiscono il massimo della risonanza annuale, con esposizioni a porte aperte dove convivono passato e futuro a portata d’arredo.
E così, di anno in anno, i giorni dedicati al design si riconfermano un accurato stratagemma per portare pubblico al mondo del mobile servendosi della risonanza della moda. Una strategia spudorata? Diremmo più un piano ben studiato alla riscoperta del valore della collaborazione creativa.
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