Se c’è un brand di moda che ha scommesso tutto sulla sostenibilità fin dagli esordi è Stella McCartney. L’eponimo brand della stilista inglese lanciato nell’ottobre del 2001 a Parigi, non ha mai taciuto l’obiettivo di realizzare abbigliamento di lusso puntando su elementi come l’eco-pelle, fur-fake-fur, tessuti naturali e il concetto di soluzioni circolari, per non sprecare e inquinare. Non poteva che essere così anche con la nuova collezione eyewear della maison.
Tecnologie avanzate e design ricercato compongono modelli realizzati «con materiali da fonti gestite in maniera responsabile, come i bio-acetati, derivati da materie prime e rinnovabili.» Spiegano dall’azienda. Inoltre questo ingrediente, è completamente biodegradabile, poiché è prodotto con fibre di polpa di legno e privo di ftalati, fatto importante se si pensa all’uso e abuso – talvolta inevitabile – della plastica, componente primaria della maggior parte degli occhiali che si indossano. L’acetato, con cui questi ultimi vengono prodotti, contiene il DEP «un plastificante standard, derivato dal petrolio.» Proseguono dagli uffici Kering, colosso con cui McCartney collabora da sempre.
Ne è passato di tempo, da quando la designer ha presentato la sua tesi di laurea con una sfilata alla Central St Martins di Londra nel 1995. A sostenerla e a sfilare in passerella per lei c’erano le amiche di sempre: Kate Moss – protagonista della campagna primavera-estate 2019 insieme a Kaia Gerber -, Naomi Campbell e Yasmin Le Bon. Anche il padre Paul era presente, non solo fisicamente ma anche dal punto di vista artistico: ha composto per l’occasione la canzone Stella May Day. Oggi Stella McCartney è sempre più considerata; la sua moda viene presa sul serio. In realtà non si è mai dubitato del suo talento, altrimenti una maison francese come Chloé non l’avrebbe mai appuntata come direttore creativo nel 1997, due anni appena dopo il suo défilé di debutto.
Vegetariana, attenta ai cambiamenti climatici e desiderosa di creare vestiti e accessori aventi il più basso impatto ambientale possibile, la designer prosegue sicura il suo percorso stilistico, la sua estetica, anche nell’eyewear, mondo dove la creatività spesso è sinonimo di stravaganza e non di cura degli aspetti intrinseci del prodotto.
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