Levius, uno dei marchi di calzature più belli e freschi del momento. Una collezione eccezionale. Una manifattura tutta italiana, anzi veneziana, dove si mischia lavoro manuale totalmente artigianale, dalla prima all’ultima cucitura e dettagli tecnologici. Una collaborazione ‘limited’ con il brand francese ‘cult’ Sixpack.
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E per saperne di più ecco l’intervista tratta dall’ultimo numero di Wait!
LEVIUS. TUTTO IL BELLO DELL’ITALIAN WAY OF DO
Circa due anni fa vedevamo la nascita di un nuovo brand italiano, con sede a Venezia.
Un progetto ambizioso, modelli interessanti e un certo hype in rete: si chiamava Levius.
Dopo il rumore iniziale, abbiamo smesso di ricevere notizie.
In poche parole il progetto non era decollato. E le menti che vi avevano lavorato hanno deciso,
di fermare il progetto, meditare per ripensarlo da capo.
Dopo molto tempo, essendo fan della pagina Facebook del brand, ricompaiono alcune immagini.
E mi scatta la scintilla. Quel progetto bello, ma non accattivante fino in fondo, ha assunto i contorni
di una piccola meraviglia.
Le foto mostrano laboratori artigianali veneti. Mi sembra un bel segno, anche perchè i risultati si vedono e le scarpe assumono una patina
di qualità e gusto, che le collezioni precedenti non sapevano esprimere.
Il mio cuore, come di fronte a tutte le cose veramente belle, inizia a battere accellerato.
Cosi mi metto in contatto con Marco Dalla Torre, fondatore e deus ex machina del progetto Levius,
per intervistarlo e per sapere cosa succede nella factory Levius in quel di Venezia.
Ciao Marco. Dopo mesi e mesi di assenza vedo il progetto ripartire.
Cos’era successo e con che credenziali parte oggi il nuovo Levius 2.0 ?
Ciao Marco;Levius è nata qualche anno fa; allora -lo confesso- non avevo nessuna esperienza legata alla produzione di scarpe; conoscevo molto bene il mercato, le fluttuazioni estetiche, i gusti mutevoli, la volubilità senza sosta. E andavo immaginando, per contrasto, delle scarpe con una loro identità ferma, per così dire calma.Ho condiviso questa sorta di immaginazione con amici, con gente, con chi aveva voglia di chiaccherare intorno a ciò. Così è partito Levius: un ristretto gruppo di persone che, insieme a me, ha discusso, rivisto, pensato un’idea, più che un progetto. Non sapendo come muovermi nell’ambito della produzione, ho accolto il consiglio di chi, più esperto di me, mi indicava una grossa fabbrica del sud della Cina.
Quando questo passaggio si è chiuso (ovvero produzione, trasferimento via nave, sdoganamento alla barriera doganale di Venezia) ho capito che questo iter non rientrava affatto nella mia idea originaria. Io amo lavorare al prototipo, toccarlo, scegliere il laccio più adatto, confrontare i materiali, accostarli tra loro fino a trovare la combinazione che mi sembri più riuscita. Naturalmente tutto questo non può essere fatto se non collaborando con il modellista (la persona che traduce in cosa concreta un’idea di una scarpa), discutendo sulle caratteristiche dei materiali, provando i plantari fino a trovare quello giusto.
La lunga pausa mi è servita a capire cosa non avrei più fatto. Così ho cercato nel bacino calzaturiero veneto ed ho trovato persone con le quali intendermi. Grazie a loro Levius ha potuto (ri)partire.
Chi disegna oggi le scarpe?
Ho visto tante scarpe in vita mia; le ho toccate, le ho smontate; ne ho intravisto i difetti e ne ho memorizzato i pregi. Perciò parto sempre da una mia idea di scarpa; gomito a gomito col modellista ne seguo la trasposizione in modello, lo correggiamo insieme fino ad esserne soddisfatti pienamente; a quel punto in collaborazione col prototipista, ne otteniamo appunto il prototipo. Ci tengo a dire che ho incontrato persone competenti, capaci, intuitive con le quali condividere uno stesso sostrato di gusto: quello italiano.
Produzione tutta italiana. Credo che non solo le immagini veicolino la forza del prodotto, ma penso
che il pubblico con un minimo di attenzione, riesca al primo sguardo a notare la differenza e qualità del
vostro prodotto. Sei d’accordo?
Passo molto tempo nei laboratori dove si lavorano i materiali e nella fabbrica (piccola) dove si producono le Levius. Lo documento attraverso le mie foto, dove spesso si vedono mani: mani che tagliano, che disegnano, che incollano, che mettono in forma. E credo che sì, attraverso queste foto si capisca cosa sia Levius.
Che fascia di prezzo avrà a collezione?
I prezzi si aggireranno sui 160/170 €.
E’ quindi ancora possibile produrre oggi in Italia con un rapporto qualità prezzo accettabile?
Intendo senza raggiungere picchi di prezzo che si avvicinano al mercato luxury?
Direi di sì se l’idea di impresa è differente. Mi spiego meglio; ho preferito spendere per i materiali, che spendere per la comunicazione; per le persone che partecipano col loro lavoro, anziché per l’aleatorietà dell’immagine.
Quanti modelli ne fanno parte? me li descrivi?
Per la prossima primavera sostanzialmente tre di cui uno in versione mid e low. Due sono sneakers con suola a cassetta mentre le classiche Rio e Canal sono dei cross over tra la sneaker e la brown shoe.
Come è stato l’approccio dei primi negozi che hanno deciso di sposare (o ri-sposare) LEevius?
Ottimo, il prodotto è stato subito apprezzato, piace la mano e la pulizia delle linee. un prodotto minimale distante dalla sneaker italiana con l’aspetto destrutturato che si è vista negli ultimi anni e vicina al gusto nordico. Ci siamo stupiti di vederci posizionati da subito in questi punti vendita vicino a grandi marchi senza grandi sacrifici in termini di comunicazione. Evidentemente i tempi sono maturi per inserirsi nel mercato facendo apprezzare il prodotto italiano per il gusto che ci contraddistingue nel mondo.
Quali sono le caratteristiche estetiche che deve avere una scarpa Levius? Insomma, cosa contraddistingue il vostro brand?
Nella prima stagione, Levius è stata “provata” da amici che percorrono Venezia in lungo e in largo, che ci lavorano ogni giorno, che si spostano in barca, che suonano….Tutti concordavano sul fatto che Levius era comoda ed adatta a varie circostanze. Questi sono stati e saranno i tratti delineanti: pulizia del disegno, comodità, versatilità.
Quale pensate sia il vostro cliente finale?
Persone che sappiano apprezzare un gusto pulito, la ricerca di buoni materiali, ed un certo rigore estetico. Più che di fasce di età, penserei a fasce di gusto.
Come pensate di costruire la rete commerciale?
Confesso che i numeri di Levius sono ridotti, ovvero la quantità di prodotto è limitata. Cercheremo negozi capaci di comprendere l’idea che sta alla base di Levius, e di esporla ai clienti interessati.
E’ vero che è nata una collaborazione con il brand francese Sixpack?
Come è nato e si è sviluppato il contatto?
Questo è puro fato. La mia esperienza ventennale deriva dal mio negozio, che si trova a Mestre. Un sabato mattina ha varcato la soglia un tale, il quale è rimasto colpito dalla maglietta che indossavo: si trattava di una t-shirt di Sixpack, marchio che amo molto. Per pura curiosità mi ha chiesto informazioni sulla maglietta; senza sapere chi fosse, gli ho raccontato la mia passione per questo marchio, portatore di un progetto creativo a mio avviso pregevolissimo. Ci siamo persi in una partita di chiacchere che ha toccato vari argomenti; tra essi anche Levius, progetto del quale amo parlare liberamente, soprattutto per confrontarmi con alte sensibilità. Solo alla fine Lionel si è presentato……..Sixpack in persona! Dopo un pranzo di pesce in un’osteria veneziana è nata Levius X Sixpack che sarà nei negozi anche in Italia verso la fine della prossima estate.
Pensi che questa collaborazione vi aprirà anche i mercati esteri?
Certamente è un pregio, un onore questa collaborazione e penso che sì, permetterà a Levius di affacciarsi oltre i confini. Però ci tengo a precisare che il banco di prova più importante è quello italiano: il gusto italiano è complesso, frutto di una lunga storia di percezione del bello, dello stile. E’ una prova quindi difficile quella di piacere in Italia. Ma fondamentale.
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