L.O.V.E. è un acronimo (di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità) e il titolo dell’opera scultorea di Maurizio Cattelan in Piazza Affari a Milano. Si trova di fronte alla sede della Borsa ed è l’oggetto più fotografato della Piazza, provare per credere nella sezione “Luoghi” di Instagram.
Un messaggio forte contro il mondo della finanza, che 11 anni dopo viene preso in prestito da Ivan aka Ivan Tresoldi, per sensibilizzarci ad un argomento del quale si parla troppo poco: la condizione femminile aggravata da un periodo storico segnato dalla Pandemia.
Come lo ha fatto?
Munito di colori ad acqua, a pochi giorni dalla Giornata Internazionale della Donna, ha dipinto l’unghia dell’ iconico dito medio di rosa. Un tributo a Non Una di Meno, un movimento che unisce tutti (e non solo “tutte”) coloro che vogliono contrastare le disuguaglianze di genere, ma non solo. Citando l’artista stesso:
Voglio lanciare due messaggi forti. Ho voluto infrangere un tabù, in che misura cioè si può toccare l’opera di un altro artista? Violo l’inviolabile legando la mia arte pubblica ad un discorso ampio sulla condizione femminile. Più del novanta per cento delle persone che hanno perso il lavoro durante questa crisi sanitaria e finanziaria sono donne.
Ma l’atto di colorata protesta non vuole attirare il dibattito solo ed esclusivamente sull’aspetto economico della questione, ma secondo l’autore:
La pandemia, a più di un anno dal suo arrivo, è ancora raccontata prevalentemente da uomini. Ovunque e sempre si parla molto poco delle donne e del loro ruolo fondamentale nel tempo e nella società.
Per concludere è necessario riconoscere che gli artisti fanno parlare, o per meglio dire riflettere. A giudicare dalle stesse dichiarazioni di Ivan, possiamo affermare con una certa sicurezza che questo era il suo intento.
Può piacere o meno, può farci storcere il naso l’idea che qualcuno abbia “imbrattato” l’opera o ritenerlo rivoluzionario, ma un punto ci unisce tutti: la possibilità che l’artista ci concede a riflettere su argomenti che mai dovremmo ignorare e magari sulla paternità delle opere stesse.
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