Nell’estate del 2018 il brand di moda sperimentale Ksenia Schnaider fa scalpore con il modello Denim-denims – jorts over jeans – indossato dalle sorelle Hadid e altre personalità. Oggi introduce una novità, l’Asymmetrical jean, ed è subito un caso mediatico, riguardante anche la moda intesa come cultura, un’arte avente un significato preciso.
Una gamba veste una silhouette a sigaretta, mentre l’altra è wide. In sostanza – riportando il sottotitolo di un articolo uscito su Dazed and Confused a riguardo – è come se le varie epoche stilistiche del denim fossero racchiuse in un unico prodotto: gli anni Settanta, Ottanta e Novanta tutti insieme. È davvero necessario indossarlo? Fino a che punto può sperimentare la moda? La prima risposta è molto semplice da dare: no. Nessuno è obbligato ad acquistarlo. Per quanto riguarda la seconda, si tratta di un ragionamento più raffinato – parola usata di proposito, in quanto asimmetrica al tema in argomento: la moda degli anni passati, quella percorrente tutto il Novecento, ha la fortuna di avere creatori all’avanguardia i quali, chi più chi meno, indagano nuove forme per rappresentare un certo indumento, il quale è provvisto di codici ben precisi. Uno tra gli ultimi in grado di fare questo è stato Martin Margiela, con la sua decostruzione. E c’è da scommettere che per il marchio ucraino, nato nel 2011, il designer sia una fonte di ispirazione.
La parola novità non è in voga. Esistono delle eccezioni e questi jeans lo sono, dopo anni passati a vedere nei negozi skinny jeans o modelli a zampa d’elefante, alla caviglia o lunghi. Tuttavia non sono in grado di costituire un vero cambiamento, una trovata inedita in termini di stile. Per farla breve: non entreranno nei libri di storia del costume. Almeno che non li si consideri un sunto dei nostri tempi: le decadi mescolate e messe su denim da Ksenia Schnaider, infatti, o sono una provocazione – à la purché se ne parli – o intendono veramente proporsi come un manifesto di quello che oggi è il nostro mondo post-liquido, dove tutto si mescola senza regole apparenti e ognuno è convinto di essere libero di agire e fare ciò che vuole. Ma la moda, per pochi ancora, è una cosa seria e va rispettata. Se si ha l’ambizione di cambiarla si fallisce se, invece, si è veri creativi e l’unico obiettivo è quello di trasmettere la propria arte il discorso è diverso. Allora si avrà davvero un’altra fashion revolution.
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