Premessa.
Dolce e Gabbana è un brand fondato sulla mission di portare in alto la cultura italiana, sia nel proprio paese, che nel mondo. I cinesi mangiano con le bacchette, sia nel proprio paese, che nel mondo.
La campagna incriminata.
![](http://www.waitfashion.com/wp-content/uploads/2018/11/55a59867b13f1f39711b2496f138dc91.jpg)
Photo Courtesy: ANSA
Ve la faccio breve. Dolce e Gabbana manda in onda una campagna pubblicitaria creata ad hoc per promuovere la propria sfilata a Shangai, ritraendo una giovane donna cinese mentre mangia piatti tipici della cucina italiana quali pizza, spaghetti e un cannolo con le tradizionali bacchette orientali, sotto i consigli di una voce maschile, .
La campagna, aveva lo scopo di usare la moda per “conciliare” due mondi e due culture apparentemente diversi. Ma è stata accusata di essere razzista e sessista da migliaia di cinesi in primis, secondo cui i video (accompagnati dagli hashtag #DGLovesChina e #DGTheGreatShow) propongono una vecchia immagine stereotipata della Cina, e popolata da persone ignoranti.
Il secondo episodio, quello con il cannolo poi, si spinge oltre: la voce maschile fuori campo chiede alla ragazza: «è troppo grande per te?». Il brand ha rimosso il video da Weibo, il «Twitter cinese», ma non sul loro canale Instagram ufficiale.
Ovviamente non posso non allegare quello con il cannolo!
Apriti cielo. Tra cinesi permalosi e modelle seguaci di Santa Maria Goretti, diciamo che Dolce e Gabbana è stato “bacchettato” alla grande, tanto che la sfilata è stata cancellata, i siti e-commerce cinesi hanno bloccato tutte le vendite del brand e online compaiono video di capi firmati Dolce e Gabbana che vengono usati come pezze per pulire i cessi.
Il culmine si raggiunge infine, quando la reazione di Stefano Gabbana a tutto questo è stata quella di partire a raffica con gli insulti per poi ritrattare e dare la colpa ad un hacker.
(di seguito una diapositiva)
Analizziamo i fatti.
Bellissima l’idea di usare la moda come mezzo per unire due popoli, ma cosa c’entra con la moda il gesto di mangiare il cannolo con le bacchette e sentirsi dire “è troppo grande?”.
No ora me lo dovete spiegare, perché va bene non prendersi troppo sul serio, ma ribadisco la domanda, cosa c’entra questo con una sfilata?
Ecco, magari era questo il punto su cui i cari cinesi avrebbero dovuto battere, invece di incazzarsi gratuitamente per due bacchette. Diciamo che non hanno molto scavato a fondo e si sono attaccati alla superficie della questione.
Comunque sia, per dare una botta al cerchio e una alla botte, ognuno ha il diritto di espressione nei limiti del rispetto e in questo caso, la campagna, pur irriverente che sia, non sembra averli superati.
Ma, dal momento che si decide di esporsi al pubblico, bisogna essere consapevoli che possono insorgere pareri contrastanti e, positivi o negativi che siano, questi vanno rispettati.
Ma poi voglio dire, stiamo parlando di moda e, da che mondo è mondo è risaputo che la moda è soggettiva, e il sig. Stefano Gabbana in primis, che da decenni lavora in questo settore, dovrebbe essere il primo a saper accettare o sorvolare eventuali critiche.
Ma veniamo al dunque. Come siamo arrivati a questa scenetta pietosa?
Innanzitutto se volete leggervi gli insulti vari andate su altri siti, io non sto di certo a pubblicare cose che ormai si trovano ovunque e che non fanno altro che dare fiato a cani e porci.
Quello su cui vorrei farvi riflettere è:
Perchè nel 2018 personaggi del calibro come Stefano Gabbana arrivano ad insultare un pubblico/addetti ai lavori che lo criticano?
La risposta è una ed è pure molto semplice. La moda è cambiata. E con essa il pubblico e tutti gli organi istituzionali che la compongono.
Una volta uno stilista se la faceva sotto quando si trattava di presentare la propria collezione. E sapete perché?
Perché all’evento partecipavano solo persone del settore. Quindi persone con cognizione di causa in caso di critica positiva o negativa.
Ora invece, abbiamo una moda, così come una comunicazione sempre più aperta a tutti. E questo ha causato ben tre conseguenze:
- La morte di figure professionali di punta. A partire dai poveri giornalisti trattati ormai come carne da macello.
- La nascita di brand che definirei “X”, in voga solo grazie a personaggi che, pur di stare nel “fatato” mondo della moda, non fanno altro che leccargli il c***o.
- Gente a caso che da fiato alla bocca pur di avere qualche minuto di gloria sui social.
Caro Stefano, va bene difendere il proprio lavoro a tutti i costi, ma una domanda mi sorge dal profondo del cuore: “MA NON CE POTEVI PENSA’ PRIMA A QUANTI C***O DE CINESI CE STANNO NEL MONDO?”
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