Nima Benati si racconta a Wait! Fashion.
Nima Benati, classe 1992, è una fotografa italiana che si è fatta strada nel mondo della fotografia di moda da giovanissima, fino ad arrivare a scattare le campagne pubblicitarie dei più importanti brand nel panorama del fashion. Le sue immagini, sempre studiate nel minimo dettaglio e mai banali, l’hanno portata a vincere l’ Emerging Talent Fashion Award nel 2017, ed una nomina su Forbes 30 Under 30 nel 2019.
La sua estetica fortemente riconoscibile è ciò che la distingue e che l’ha portata ad essere artefice di alcuni degli scatti che ogni giorno vediamo su riviste, social e cartelloni pubblicitari: quelle fotografie che ci incantano e ci fanno sognare per la loro cura e singolarità.
Fonte di ispirazione per i Millennials, Nima è ciò che si può definire un modello di successo da seguire: è la storia di una ragazza che è riuscita a trasformare la sua passione in professione, grazie alla dedizione e alla sua immancabile voglia di fare. Quando si guardano i suoi profili social, quasi non si riesce a distinguere le sue foto personali da quelle del suo lavoro; ciò delinea l’importanza che ha la personalità di Nima all’interno dei suoi scatti: la cura e l’estetica ben precisa è sicuramente ciò che ha incantato i suoi 700k followers.
Stiamo parlando di una delle personalità più influenti del panorama italiano, la cui forza è mostrare la propria fragilità, in un’epoca in cui, raccontarsi senza filtri, è la cosa più coraggiosa che si possa fare. Per questo, noi di Wait! Fashion, abbiamo intervistato questa donna forte e di successo, che non ha paura di mostrare chi è veramente.
Ciao Nima, innanzitutto grazie per la disponibilità. Partiamo dai tuoi inizi, cosa ti ha portata ad avvicinarti alla fotografia così giovane?
Mi sono innamorata della fotografia a 11 anni, aprendo un giornale di moda mentre aspettavo mia madre in un negozio. Su quel giornale trovai una campagna di Gucci by Tom Ford che catturó completamente la mia attenzione: non avevo idea di cosa fosse, non capivo cosa rappresentasse. Non avevo mai visto nulla del genere, ma tornai in quel negozio ogni giorno per una settimana per poter riguardare quell’immagine.
Non saprei dire quando ho capito che sarebbe stato il mio futuro, ma considerato che ho rischiato tutto facendo un mutuo per il mio primo studio appena compiuti 18 anni, direi che ero piuttosto convinta già allora!
In che modo sei riuscita a far diventare la tua passione una professione? Quali ostacoli hai incontrato?
Ho iniziato fotografando la mia compagna di banco in prima superiore, sperimentavo su di lei!
Un giorno mi convinse ad iscrivermi a Facebook, appena sbarcato in Italia, e creai un album pubblico intitolato “le mie foto”.
Fin dal primo giorno iniziai a ricevere richieste per scattare foto simili a tantissime ragazze, che arrivavano anche da altre città. A 18 anni avevo già scattato più di 200 persone e messo abbastanza da parte per comprare un piccolissimo studio in periferia.
Pensi che i social ti abbiano aiutata a lanciare la tua carriera? Ti piace essere definita una influencer?
Sarò banale o deludente ma non ho mai scritto/postato qualcosa con lo scopo di ‘diventare famosa’ (in tanti mi scrivono chiedendo come fare ad aumentare i propri followers) ma semplicemente perché ho sempre avuto questa passione per condividere qualsiasi cosa mi succeda. Sono una persona estremamente insicura, timida e spaventata dal mondo, ma invece di rispondere a questo ‘malessere’ chiudendomi in me stessa ho questa stranissima reazione di aprirmi giocando con me stessa apparendo audace ed esibizionista!
Chi sono i tuoi fotografi di riferimento?
Da più piccola veneravo Mert&Marcus e Testino, crescendo mi sono appassionata di più a Roversi e Tim Walker, ma il grande amore rimane Meisel!
Nel tuo portfolio clienti vanti alcuni dei nomi più importanti nel panorama del fashion. C’è un brand che ancora sogni di poter scattare?
Mi piacerebbe molto lavorare con Versace, mi sento in linea con il brand sia dal punto di vista fotografico sia come donna: indipendente, forte, senza paura di esprimere la propria sensualità.
Come musa, non ne ho una in particolare ma le modelle sono sempre la mia ispirazione numero uno. Mi piace la bellezza non scontata, quando un tratto prevale sugli altri riuscendo però a non togliere equilibrio dal viso. Tra le top model che ho sempre sognato di scattare ci sono Lindsey Wixson e Daphne Groeneveld!
Qual’è invece la campagna pubblicitaria della quale sei più soddisfatta?
E’ troppo prematuro poterlo dire con sicurezza, ma credo che la mia campagna ‘Like in a Rubens painting’ per Dolce & Gabbana sia sicuramente stata una svolta nella mia carriera: i risultati del successo di quelle immagini molto apprezzate da un vasto pubblico, stavano arrivando. Ma a fine febbraio con l’avvento della pandemia dettata dal Codiv-19, si sono bloccate tutte le proposte artistiche e lavorative che stavo sviluppando.
Recentemente hai realizzato la cover di Vanity Fair. Preferisci scattare editoriali o campagne pubblicitarie? In quale dei due casi ti senti più libera di esprimerti?
Sicuramente il mio obiettivo primario è quello di riuscire a distaccarmi dall’ immagine commerciale, rinunciare ad alcuni money jobs per dedicare del tempo a progetti personali che esplorino ciò che davvero vorrei comunicare.
Riuscire a catturare una bellezza più misteriosa, regalare una lettura più complessa allo spettatore.
Alcuni ti criticano per il tuo stile “troppo patinato”. Tu come lo definiresti?
Credo che le mie foto abbiano un filo conduttore perché essendo seguite in prima persona dallo scatto alla postproduzione, inevitabilmente hanno la stessa anima e una sorta di ripetizione.
È una cosa che in realtà vorrei superare, mi piacerebbe stupire con qualcosa di davvero diverso, ma trovo molto difficile ‘uscire da me stessa’ , ho delle barriere e dei limiti che cerco di abbattere ma mi ritrovo spesso a tornare sempre dove mi sento al sicuro.
Sono cresciuta studiando con grande passione storia dell’arte e mi ritrovavo sempre a soffermarmi con più intensità sulle opere neoclassiche, romantiche e decadenti: non cerco di riportare nulla di ciò che ho studiato nei miei scatti, è semplicemente parte di me, il mio gusto estetico, il mio carattere.
Che consiglio daresti ai ragazzi che al giorno d’oggi vogliono approcciarsi alla fotografia?
Di non aspettarti di ottenere al primo scatto la copertina di Vogue ma di accettare i propri limiti e cercare di migliorarsi scatto dopo scatto con grandissima pazienza e dedizione.
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