Eleonora Carisi è uno dei nomi più interessanti del fashion system.
Il suo successo inizia nel 2010, quando cavalca l’onda del blogging creando Jou Jou Villeroy: da subito, diventa un’icona di stile, una figura di riferimento, che l’ha resa in breve tempo una delle fashion blogger più influenti d’Italia. La sua notorietà, entusiasmo, e spiccato senso della moda, l’hanno portata a collaborare con importanti brand di moda e magazine di lifestyle, fino ad arrivare a oggi: imprenditrice di successo che crea contenuti online per brand e aziende attraverso la sua agenzia, Grumble.
Eleonora è una donna che si è costruita da sola la sua carriera, con tanta determinazione ed uno spiccato intuito che l’ha sempre portata ad essere un passo avanti rispetto alle tendenze, sia nel campo della moda che della comunicazione.
Ciò che ci continua ad affascinare, e ci tiene incollati al suo profilo Instagram, è il suo impeccabile gusto e la sua estetica lineare e pulita, che si riflettono in ogni scatto e progetto che vedono il suo nome. Eleonora ci parla della suo lavoro e del futuro della comunicazione di moda, in un’esclusiva intervista con Wait! Fashion.
Ciao Eleonora, grazie per la disponibilità. Parlaci dei tuoi inizi, cosa ti ha portata a creare il tuo blog Jou Jou Villeroy?
JouJouVilleroy nasce come una personale esigenza quando ho aperto la realtà di YouYouShop, concept store nel centro di Torino nel 2006. L’ esigenza di avere una piattaforma oltre a MySpace dove potevo raccontare le novità del negozio, i designer emergenti e i loro nuovi progetti. Erano gli albori dei blog in Italia e pensai fosse la piattaforma più idonea alla sponsorizzazione dei prodotti e che incontrava la mia necessità di mettere insieme testi lunghi e più fotografie.
Il tuo blog ti ha dato un’incredibile visibilità, in che modo la tua prospettiva lavorativa è cambiata negli anni?
Il blog mi diede molta visibilità ai tempi anche se già arrivavo da un buon numero di follower su Myspace dove ero la ragazza con la parrucca rosa. Strutturandomi – anche se nel mio piccolo – con il blog sono riuscita ad aprire un ponte tra la mia piccola realtà Torinese di negoziante e tra una realtà più internazionale come quella di Milano. La prospettiva è cambiata solo nel momento in cui mi chiamarono da Grazia Magazine per scrivere articoli di moda come freelance. Da quel momento si sono aperte molte prospettive principalmente per la mia persona e meno per il mio concept store, che poi ho chiuso 6 anni fa circa.
È corretto definirti influencer? Come ti definiresti?
E’ corretto, perchè sono una persona influente nel mercato della moda e del lifestyle, che attraverso consigli, stile di vita e progetti visivi contribuisce alla crescita di un dato mercato d’ interesse. E’ corretto anche dire che oggi sono una Creative Director, nel vero senso della parola e non buttata a caso (ci tengo molto a non essere fuori luogo). Ho un’ agenzia da 4 anni che si occupa di comunicazione, strategie digitali e nello specifico sono la direttrice creativa dei progetti in cui sono coinvolta: dai set fotografici alle campagne stampa, fino ai progetti di creazione brand.
Da qualche anno hai fondato Grumble Creative, di cosa vi occupate?
Ups, ti avevo un pò già risposto prima. Grumble Creative, che ha appunto 4 anni, è un’ agenzia di comunicazione che è nata con il desiderio di mettere conoscenza nei progetti digitali che stavano prendendo sempre più piede all’ interno delle aziende, ma con un approccio troppo famigliare e superficiale. Oggi Grumble oltre alla gestione totale di realtà come Il Mandarin Oriental a Milano (di cui curiamo immagine, produzioni, campagne, idee varie) si occupa di altre realtà o si è occupata di altre realtà sia per produzioni foto/video a breve termine come Chanel per il progetto lancio Gabrielle Bag, YSL Beauty con Benedetta Porcaroli, Fay Brand, Blumarine fino a realtà più a lungo termine come appunto MO_Milan passando per Ontherapy (prodotti oncologici che aiutano le persone in terapia a superare la difficile quotidianeità) per finire a gestire una nuova fetta di mercato che abbiamo già sviluppato nella creazione di 3 brand beauty per alcuni nuovi clienti.
Parlaci del tuo secondo profilo Instagram, @specchi_amoci. A cosa è dovuta la scelta di aprire un nuovo profilo?
Specchiamoci che in realtà sarà il mio decimo profilo haha perchè ne ho uno prettamente privatissimo nascostissimo di cui vado molto fiera, poi ho @emotivamentescossa mia progetto editoriale futuro ma che ha già visto luce per alcuni con l‘ #emotivamentescossa, poi la gestione di Grumblecreative e Grumblemanagement, è perciò il mio sesto profilo! Non mi basta un telefono mi sa.
Specchiamoci è nato perchè come tutti faccio molte foto davanti allo specchio, ma le posto di rado perchè sul mio profilo ho un’ estetica che non lascia molto spazio a foto più easy-to-go. Allora mi sono detta perchè non accontentare un pochino i miei followers, a cui piacciono le mie foto appena sveglia, i miei look meno impostati e non apro un Instagram con tutte queste foto? L’ ho chiamato @specchi_amoci pensando poi al concetto di amarsi anche davanti allo specchio, dell’ amor proprio insieme all’ # sentirsi belle è un obbligo.
In alcune interviste hai affermato che “il blogging è finito”. Qual’è secondo te il lavoro del futuro?
Il concetto primordiale di blogging è finito perchè la gente non solo non ha (meglio aveva visto il periodo che stiamo affrontando) più tempo per leggere, ma oramai ha una forma mentis legata al primo vero e proprio social network che è Instagram: tutto veloce, scorri con il pollice all’ infinito e non leggi quasi mai cosa c’è nella didascalia. Ora poi con l’ avvento delle Stories, dei Reels e prossimamente delle Pin Stories anche su Pinterest chi leggerà più i blog di moda o di consigli? Il lavoro del futuro è il ritorno alle origini, il ritorno a fare lavori che possano aiutare davvero le persone in momenti di difficoltà come quello che stiamo vivendo tutti in prima persona. Penso a cosa è successo a Bali: i ragazzi giovani che oramai avevano aperto bar, locali, negozietti alla moda per occidentali sono tornati nei loro villaggi per imparare l’ arte indonesiana che era sparita a discapito del nuovo commercio del turismo occidentalizzato.
Secondo te, in futuro, la moda sarà sempre più influenzata dai social? O manterrà una propria indipendenza creativa?
Indipendenza creativa non ce n’è più a mio avviso nella moda. Tutto è già visto, rivisto e ancora rivisto e nemmeno più rivisitato. Ora si copia tutto spudoratamente tra brand, tra gli amici dello stesso giro che fanno le stesse cose. Non c’è una vera indipendenza creativa. Forse se parliamo di brand come Issey Miyake possiamo utilizzare il termine. La moda comunque è influenzata dai social, basta vedere le pubblicità in televisione che sono dei veri e propri trend di TikTok con influencer di TikTok.
Come pensi si evolverà il mondo del social della moda da qui a 10 anni? Quali pensi che saranno i trend e le modalità che si affermeranno?
Se tornassimo alla normalità penso che ci sarebbe una forte accelerazione, una comunicazione sempre più immediata, una digitalizzazione all’ avanguardia e destinata ad un’ approccio video oriented che tenga l’ utente sempre più incollato al proprio telefono.
In che modo è cambiata la tua visione lavorativa con l’attuale pandemia?
La mia visione lavorativa è cambiata totalmente: i clienti sono minori, i progetti scarseggiano. Si dividono le briciole tra agenzie a discapito del bellissimo e duro lavoro fatto fino a Febbraio scorso. Sono demoralizzata, a tratti triste ma vado avanti considerando che al momento sono fortunata che io e la mia famiglia stiamo bene e in salute.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vorrei poter mettere insieme delle idee di progetti futuri, ma in questo momento è difficile vivere i propri obbiettivi che si sono sgretolati negli ultimi 9 mesi. Vivo più la giornata, quello che posso fare per arricchire il mio quotidiano. Quando vedrò uno spiraglio e ritornerò ai miei vecchi progetti sarò felice di potertene parlare.
You might also like
More from Fashion
Sandali da bambino? Date un’occhiata all’offerta del brand Primigi!
I sandali rappresentano un must in estate, e questo non vale solo per gli adulti. Anche i bimbi, infatti, hanno …
Loro Piana accusata di non retribuire i suoi lavoratori indigeni in Perù
"Le nostre eccellenze": questa la value proposition che si trova sul sito ufficiale di Loro Piana alla sezione “viçuna”. E in effetti …
Meet the brand: Halíte – make it salty!
Essenziale, ma preziosa. Disinvolta, ma curata. Semplice, ma ricercata. L’anima poliedrica di HALÍTE racchiude in sé tutti questi aspetti, proprio …