Pittori, scrittori, filmakers. Molti creativi hanno reso un prodotto culturale i propri sogni. Hieronymus Bosch con il “Trittico delle delizie”, Johann Heinrich Füssli – detto anche “il poeta del diavolo” -, René Magritte e poi, immancabile, Salvador Dalì. Jack Kerouac scrisse “Il libro dei sogni”, i suoi, e nel 1990 Akira Kurosawa uscì con il film “Sogni”. E come non citare “Inception” con Leonardo Di Caprio diretto da Christopher Nolan. Anche la moda non è da meno. E oggi, nella sfera indipendente del settore, i principali esponenti di questo stile sono Giacomo Nee e Barbara Branciforti milanesi e fondatori di Bucobianco, che abbiamo incontrato a White durante la settimana della moda di settembre.
Barbara, Giacomo, avete chiamato la collezione primavera – estate 2017 Bucobiancodreams. Siete sempre partiti in qualche modo dal sogno, dalle res intangibili, ma questa volta è il vero protagonista. Ci raccontate come?
Per la prima volta, dalla nascita di Bucobianco, i sogni delle persone sono i protagonisti di una collezione. Questo perché noi vediamo nel sogno il custode di una storia che, attraverso un processo di immedesimazione, prende sia forma che colore.
Pascoli scrisse che “il sogno è l’infinita ombra del Vero”. In effetti voi accostate l’inconscio in una realtà, la vostra, fatta di abiti. Come vi ponete nei confronti della realtà, della verità?
Nel sogno, la verità non ha voluto lasciare molto spazio al proprio contrario. Il nostro obiettivo è la creazione: quest’ultima vive all’interno delle proprie regole, dei propri sistemi, ovvero quello che noi chiamiamo codice. La creazione è atto “divino” che ogni forma consapevole può praticare a sua volta. Molta della nostra creazione va persa nel cestino della memoria, ma alcune cose rimangono, soprattutto se scegliamo di farle rimanere.
Osservando la collezione, rispetto alle precedenti, si può notare una maggiore attenzione nei materiali che sono diventati più pregiati. È questa la strada che volete intraprendere: assemblare molta creatività a materie prime di qualità?
Il materiale è come una storia, può avere diverse qualità, può essere coerente o meno con la storia. Per noi, le storie migliori sono quelle che spostano i paletti sempre un passo più avanti.
Non si può certo dire che nelle vostre creazioni non vi sia l’arte. Quali sono gli artisti a cui fate più riferimento?
Indietro, sono stati innumerevoli i creatori di mondi. Nella pittura in particolare, uno tra i più conosciuti è certamente Hieronymus Bosch.
Descrivete questa collezione come “libera”. In che senso?
Ogni cosa che rispetta il nostro codice è un’istanza, ovvero qualcosa che “sta sopra”; una situazione che vive nel nostro mondo, libera dall’altro, quello comune.
Cos’è per voi, la libertà e ha, paradossalmente, ancora senso parlare di essa oggi?
Parlare e quindi cercare la libertà ha senso oggi come in passato. Certo è però, che oggi, fuori da Bucobianco, le necessità e le dipendenze virtuali sono in continuo aumento.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Intendiamo studiare le regole e la vita del mondo che abbiamo creato.
ph courtesy: press office
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