La storia insegna: la mela di Newton che non cade mai lontano da un albero, l’eureka di Archimede. Le scoperte interessanti – talvolta rivoluzionarie – si realizzano spesso per caso, a seguito di un evento, magari banale. Lo stesso è avvenuto per il team costituito da Filippo Pagliacci, Giuseppe Pizzuto e Diego Ponzetto, tre amici e co-fondatori di Movitra, brand made in Italy di occhiali unici nel loro genere, poiché ruotano su se stessi, evitando così di rovinarsi. Come avviene questo complesso meccanismo e, soprattutto, da dove nasce, lo spiega Giuseppe in questa intervista.
A White mi avete raccontato che Movitra è nato tutto da un occhiale rovinatosi dopo una caduta: come avete fatto a concepire i vostri modelli, i quali ne impediscono, invece, l’usura?
Si, tutto è nato da un’amica di Filippo al mare, nel cercare di prendere in braccio il figlio, gli occhiali sono volati per terra e, come spesso accade, sono caduti dalla parte delle lenti, che si sono irrimediabilmente graffiate. Da li abbiamo pensato: “Ci vorrebbe un sistema semplice e pratico per proteggere le lenti”. Però era fondamentale pensare a qualcosa che si fa con due semplici gesti, esattamente come quando si chiude un occhiale normale. Da li ci siamo messi a pensare a come fare, ed è nata Movitra con i suoi brevetti.
Certamente il movimento a trecentosessanta gradi è innovativo, tuttavia è molto particolare a vedersi: quali sono le reazioni delle persone quando si imbattono per la prima volta nei vostri occhiali?
La prima reazione è sicuramente di curiosità e stupore. Ci vuole un po’ prima che il cervello assimili una cosa così nuova e capisca che l’occhiale non è rotto, ma ha un modo diverso di chiudersi. Devi pensare che le persone sono abituate a vedere quell’oggetto chiudersi in un certo modo da sempre (folder a parte). Una volta assimilato questo, la reazione di solito è “Ma che figata!”. Ma anche dopo questa reazione la maggior parte delle persone non ne comprendono l’utilità della protezione delle lenti. Semplicemente piace la chiusura diversa e il fatto che l’occhiale ruoti su se stesso. Una volta che viene spiegata l’utilità, l’esclamazione nella maggior parte dei casi è: “Geniale”.
Siete sul mercato dal 2016, quale tipo di clienti avete?
Ci muoviamo su due diversi canali di distribuzione, l’ottica e il fashion. Per quel che riguarda l’ottica i nostri clienti sono i rivenditori di ricerca e, in generale, i negozi che puntano su prodotti innovativi e di nicchia. Per la sfera fashion siamo soltanto in alcuni selezionati department store e boutique in località molto rinomate e strategiche. Siamo molto attenti alla selezione dei nostri rivenditori. Per noi la distribuzione è un punto cruciale.
I vostri prodotti sono interamente made in Italy. Come mai questa scelta?
Riteniamo che oltre al made in Italy i nostri plus su cui puntiamo fortemente siano l’innovazione, la qualità e l’italianità. Innovazione perché siamo una realtà altamente innovativa. Abbiamo creato un qualcosa che non esisteva prima e ci siamo ritagliati una nicchia in un mercato altamente competitivo e saturo. Qualità perché puntiamo all’utilizzo esclusivamente di materiali di altissima qualità e sulla manifattura e artigianalità italiana. Quindi appunto italianità. Nella qualità della manifattura e nel design. Nel percepito del mercato, la manifattura italiana dell’occhiale è seconda solo al Giappone. Potevamo scegliere di andare a produrre li, ma non siamo mica giapponesi. Siamo italiani, profondamente e orgogliosamente. È uno dei nostri punti saldi e sarebbe una follia non sfruttare le nostre origini e tutti i retaggi. Inoltre riteniamo che il nostro occhiale, nello specifico a livello di manifattura, non abbia davvero nulla da invidiare ad un occhiale fatto in Giappone. La forza di Movitra è proprio la commistione di questi elementi che si fondono in un unico prodotto: innovazione, qualità e stile italiani.
Qual è il primo modello che avete realizzato?
La prima collezione era composta da tre modelli, due pantos e un tondo. Essendo il primo meccanismo più grande e ingombrante rispetto a quelli attuali, anche gli spessori dell’occhiale erano importanti. Cosa che però è stata molto apprezzata. Infatti a molti continua a piacere tantissimo perché dicono che abbia molto carattere. Come tutte le prime collezioni ha le sue criticità dettate dalla poca esperienza dalla fretta di farsi conoscere. Criticità che abbiamo poi risolto con le collezioni successive. Ma siamo molto legati ai primi tre modelli.
Per quanto riguarda il design, avete delle icone a cui vi ispirate?
E qui torniamo alla domanda precedente. Essendo Italiani di icone di stile e di design a cui ispirarci ne abbiamo tantissime. Sia del passato che del presente. Siamo pieni di contaminazioni che fanno parte del nostro DNA. Per il resto guardiamo anche fuori da casa nostra, prendiamo ispirazione da quello che riteniamo essere le cose migliori e le reinterpretiamo in chiave Movitra, secondo i nostri gusti.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Abbiamo delle bombe nel cassetto. Basti pensare che quello che vedete è solo l’affinamento dello sviluppo del primo brevetto. E di brevetti ne abbiamo diversi, sempre sullo stesso concetto della protezione delle lenti. Abbiamo fatto abbastanza esperienza da capire che bisogna fare le cose con i giusti tempi.
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