Nessuno parla del grande evento di New York, o almeno non se ne parla come prima.
Il pianeta moda ha gravitato per decenni intorno al sistema delle “Big four”, tra migliaia di ospiti, giornalisti e buyer pronti per partecipare agli eventi più glamour dell’anno. Ma, adesso, l’interesse sembra essere quasi completamente scemato. Sicuramente starete pensando alla pandemia come causa principale, dal momento che le sfilate si sono tenute esclusivamente nel format digitale o a porte chiuse. Ma non è così.
A rallentare le Fashion Week di Parigi, Londra e Milano, è stata la pandemia. Ma nella Grande Mela la situazione è molto più complicata. Il Covid-19 è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Un vaso già pieno.
Michael Kors, Proenza Schouler, Ralph Lauren, Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Brandon Maxwell e Tory Burch sono solo alcuni fra i big names che hanno rinunciato alla “corsa” anni fa e che ancora adesso si chiedono che motivo ci sia di spendere cifre esorbitanti per partecipare ad un evento ormai non più da prima pagina.
Vi starete domandando quale sia allora la causa principale di questo disinteresse. Ma andiamo per gradi.
Fino al 2015, la Settimana della Moda Donna di New York ha mantenuto il suo attesissimo doppio appuntamento annuale. Tra milioni di dollari, migliaia di posti di lavoro e un turismo frenetico era tutto più che nella norma, l’evento ha primeggiato per anni nell’agenda del fashion system. Infatti, nel 2015 c’è stato il debutto della prima edizione Uomo, con più di 50 brand e marchi di altissimo livello.
E così, con il trasferimento della sede dal Lincoln Center a Clarkson Square nel quartiere di Soho, l’armonia di un tempo è venuta meno. Molti designer hanno scelto altre sedi. Alexander Wang, ad esempio, ne ha approfittato per organizzare eventi esclusivi e altri brand hanno tagliato i costi delle sfilate che sono lievitati in modo rilevante per la nuova sede.
Poi è stato Tommy Hilfiger nel 2016 ad annunciare un cambio di rotta da New York a Los Angeles, che inizialmente sembrava temporaneo, ma non lo è stato con il trasferimento a Parigi del brand. Nel 2017, fra alti e bassi, la New York Fashion Week è diventata un fenomeno sempre più “local” e ha iniziato a perdere molti sponsor. Questo ha portato il Council of Fashion Designer of America a comunicare la necessaria unione del menswear con il womenswear, riducendo gli show e tagliando le spese. Sono seguite altre defezioni illustri come quelle di Proenza Shouler, Rodarte, Thom Browne e Aluzzarra, che hanno preferito Parigi, diventata nel frattempo la Capitale della moda per eccellenza, mentre Tom Ford, Narciso Rodriguez e Marc Jacobs “sono rimasti fedeli” a New York rinnovando le loro performance con collaborazioni e set alternativi.
E niente è sembrato migliorare nemmeno quando Tom Ford è diventato presidente del Council of Fashion Designer of America nel 2019, promettendo una grande ripresa nel 2020, ma i grandi nomi hanno continuato a disertare l’evento facendo diventare quella della pandemia solo l’ultima ‘fatale goccia’.
Anche Anna Wintour, nell’intervista con Naomi Campbell durante il lockdown in primavera, ha parlato della sua visione del futuro della moda, ma la sua risposta non è stata in linea con la scelta di Tom Ford. Per la celebre direttrice di Vogue America adesso è tempo di cambiare: “È arrivato il momento di rivedere quelli che sono i nostri valori e riflettere sugli sprechi, il consumismo, gli eccessi a cui tutti ci siamo abbandonati: l’industria della moda va ripensata”.
E le fashion week, non solo quelle della Grande Mela, di sostenibile non hanno mai avuto niente.
Tom Ford, per l’ultima edizione ha confermato il nuovo format con il calendario “American collection calendar”, affermando: “Ovunque o comunque i designer americani scelgano di mostrare le loro collezioni, è nostro compito come CFDA onorare la nostra dichiarazione di missione originale e per aiutare a promuovere e sostenere la moda americana. Pertanto, pubblicheremo non solo il programma degli stilisti che sfilano a New York durante la New York Fashion Week, ma anche quelli dei designer americani che sfoggiano il calendario e all’estero”.
E così, l’ultima edizione della Fashion Week è terminata il 17 febbraio e ha preso il via per soli 4 giorni con molte case di moda che hanno scelto di sfilare successivamente, come Carolina Herrena il 23 febbraio e Oscar de la Renta il 3 marzo.
Insomma, quello dell’evento glamour e attesissimo di ben 10 giorni sembra essere un ricordo lontano, dal momento che nessuno ha avuto voglia di raggiungere la Grande Mela per soli 4 giorni, soprattutto quando è stato anche il capitano ad abbandonare la nave: Tom Ford, alla vigilia della sua sfilata ha deciso di posticipare l’evento al 26 febbraio per “colpa della pandemia”. Una scelta sicuramente dovuta a una situazione sanitaria altalenante, ma è stata una decisione che non ha certamente aiutato la sopravvivenza dell’evento.
New York, dalla “città che non dorme mai”, sembra essere diventata “La Bella Addormentata”.
I talenti non mancano. Nelle ultime tre edizioni ne sono emersi tanti: Collina Strada e Imitation of Christ, solo per citarne alcuni. Ma non basta. Bisogna che si ricrei l’armonia di un tempo per tornare ancora “a contare”.
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