Geografia come racconto, testimonianza di mondi, alcuni veri, altri frutto della creatività degli autori, di chi li racconta. Le rocce mutano, i fiumi placano la loro sete, i deserti cambiano. Eppure continuano a esistere. Come la Uadi Rum o Valle della Luna, luogo dal fascino lunare situato nella Giordania meridionale, e location scelta per la realizzazione di Theeb, film del 2014 diretto da Naji Abu Nowar. La storia è quella di un giovane beduino che, mentre è in atto la prima guerra mondiale, deve affrontare la brutale realtà del deserto durante un viaggio per accompagnare un ufficiale inglese in una destinazione segreta. Questi due elementi, congiuntamente, hanno ispirato i fratelli Nicholas e Christopher Kunz, per la realizzazione della loro collezione Nicholas K primavera estate 2017 presentata a New York durante la settimana della moda.
L’aspetto primitivo, incontaminato, seppur in qualche modo vissuto, di quelle zone remote del mondo ha prodotto abiti fluidi e versatili. I lunghi soprabiti che ricordano le infinite vesti degli abitanti del deserto si ergono su abiti più corti che corrispondo per colore o stampa. Non potevano quindi mancare i kaftani così come eleganti pantaloni in seta. Nero, granito e sabbia costituiscono una palette che rispecchia la geografia araba. La rigidità, fisica, sociale e naturale di quei mondi ha inoltre spinto Nicholas K a utilizzare, tra i materiali scelti, anche il cotone organico e pellami tinti naturalmente.
Nasce così una donna forte, molto contemporanea, che fa della comodità il suo stile ricercato, chic. Questa non è però una collezione sportiva, ma una traduzione in abiti di un mondo selvaggio che pochi hanno il coraggio di scoprire, come se fosse un aspetto del proprio sé che non sia ha la forza di affrontare. Un’allegoria estetica.
Dal 2015 il duo fondatore di Nicholas K prosegue il suo percorso indipendente all’interno di un sistema sempre più asservito a se stesso, in cui lo spazio per collezioni veramente creative è lasciato a pochi, a coloro che possono, mentre il resto è una corsa alla vendita, al consumo. E allora che fare? Forse viaggiare, conoscere e imparare sembrano l’unica soluzione per rimanere unici in quello che ultimamente, almeno nel ready to wear, è diventato a causa di molti un deserto creativo.
ph courtesy: press office
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