Dall’idea creativa di Dafne Maio, nasce nel 2016 DADAMAX. Un brand di upcycling davvero unico.
I capi disponibili sul suo sito, infatti, non sono solamente pezzi vintage raccolti e selezionati con cura, ma vengono decorati e modificati da Dada, che con i suoi ricami eseguiti in freestyle, li customizza personalmente.
Ho avuto la possibilità di chiacchierare con lei e di farle alcune domande.
Innanzitutto, chi è Dada?
“Sono una designer di 32 anni, ho studiato moda alla Marangoni di Milano. Ho iniziato a lavorare per alcune aziende, ma preferivo il lavoro da freelancer.
Nel 2012 ho perso mio papà, lui era una persona molto distinta e aveva un guardaroba classico. Per poter mettere i suoi capi li riadattavo, stringendoli e cucendoli. Ho iniziato a cucire a 13 anni, la macchina da cucire è la mia penna.
Amo l’espressione artistica senza tenere conto di quello che accade, nella moda spesso si segue una corrente, io preferisco non farlo. Secondo me i capi hanno l’odore della loro storia, voglio dare loro una seconda vita, sono contraria alla produzione, non ha più senso fare le cose da zero.”
Come nasce DADAMAX?
“DADAMAX nasce inconsapevolmente. In contemporanea al mio lavoro per altri brand, sentivo la necessità di avere uno spazio senza compromessi per potermi esprimere, volevo i capi di mio padre addosso e avevo l’esigenza di modificarli per poterli indossare.
Solo dopo, con grande stupore, ho scoperto che agli altri piaceva ciò che creavo. Ho capito che in molti hanno come me questo animo nostalgico, ma non inteso come attaccato al passato, semplicemente alcuni capi diventano amuleti, cimeli di famiglia. Da lì ho iniziato a fare ciò che prima facevo solo per me anche per gli altri, su commissione.
Nel 2020 mi sono trasferita a Napoli perché a Milano, dove ho vissuto e lavorato per tanti anni, DADAMAX era lasciata all’ultimo posto, e io volevo dargli il giusto spazio, perciò ho aperto il mio laboratorio.”
Quando nasce la tua passione per il vintage?
“La mia passione per il vintage nasce da giovanissima. Ricordo che a 15 anni, prima di andare a scuola passavo nel mercatino di fronte all’istituto per comprare giacche e vestiti vintage e già da allora li customizzavo. A Formia, città da cui provengo, non esistevano i negozi alternativi che adesso è facile trovare, perciò prendevo i capi e li riadattavo.”
Le tue customizzazioni vengono realizzate in freestyle, dove trovi ispirazione?
“Per quanto riguarda i lavori su commissione generalmente faccio prima una bozza, però poi sono io che ricamo con la macchina da cucire.
Per il resto invece l’ispirazione la prendo da me, da dentro di me. Ad esempio ricamo spesso un volto e non saprei neanche dire chi raffigura, non è un ritratto di qualcuno in particolare, non è nessuno, o sono tutti.
Per sviluppare una collezione di moda la ricerca va benissimo, mi è capitato quando lavoravo in azienda di fare ricerca su sfilate per costruire una collezione. Ma così rischi anche di omologarti. Se vieni influenzato troppo, se ricevi troppi input, non riesci poi a ritrovarti, perdi il filo del discorso che vuoi comunicare. L’ispirazione, perché sia autentica, secondo me devi cercarla dentro di te. Per lanciare un messaggio mi ascolto e trasferisco ciò che sento.”
Si dice che la moda sia cambiamento, per te che significato ha?
“Non capisco questa affermazione sulla moda, il cambiamento, cosa voglia dire. Secondo me non è cambiamento ma comunicazione. Io la vedo come un modo di comunicare un messaggio, qualsiasi esso sia. Quando ho scelto di studiare moda era perché amavo l’arte e mi piaceva poter comunicare attraverso i tessuti e attraverso gli abiti, mi piaceva poter pensare a loro come se fossero tele. Ho scelto la moda per non dover parlare.
È comunicazione, uno dei vettori per esprimere se stessi o un concetto. E, fondamentalmente, per come la vivo io, non solo da designer ma anche da cliente, la moda è anche una forma d’arte.”
Nonostante non tutto ciò che fa parte della moda possa essere considerato arte, sicuramente le creazioni di Dada lo sono. Trasmettono un messaggio, tramite volti, fiori e frasi d’amore, dimostrando quanto il mondo del fashion vada ben oltre la frivolezza che in troppi ancora gli associano. Nei suoi abiti c’è la storia, l’affetto, la passione e le emozioni di chi li possedeva originariamente, dell’artista che li ha selezionati e ricamati con cura e delle persone che li indosseranno una volta ultimati.
Perché la moda è anche questo: dare nuova vita.
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