Sono spesso i viaggi a donare ai creativi delle ispirazioni essenziali per realizzare una loro opera. Ed è così che è nata la collezione Africa primavera/estate 2016 di Chiara Furlan, dopo – e questo è molto interessante – un viaggio da Venezia (sua città di origine, ndr) a New York. Laureata in Economia, la designer decide di sviluppare quella che ha sempre ritenuto la sua vera passione: la moda. In particolare il mondo vintage, fulcro sul quale ruota tutta la sua identità stilistica, che la porta a disegnare all’alba del suo percorso la silhouette grazie alla quale oggi si sta facendo strada tra i talenti emergenti del made in Italy: gonna e crop-top.
Chiara, dalle nozioni di economia alla moda, cosa ha cambiato le tue prospettive?
La passione. Durante l’Università ho deciso di aprire nel periodo estivo a Jesolo un piccolo negozio che vendeva, inizialmente, moda vintage. Ho sempre amato indossare abiti pensati da me e fatti realizzare dalle sarte locali, così, dopo un po’ di tempo, ho iniziato ad inserire tra i vestiti d’epoca anche alcune mie produzioni. Sono stata fortunata: le persone che venivano a trovarmi gli apprezzavano. Da lì è nato, in venti giorni, il brand Chiara Furlan.
In termini di processo creativo e poi produttivo, com’è nata la collezione p/e 2016?
Da un trittico di Mark Grotjahn che ho visto esposto al MOMA di New York nel febbraio scorso. Da questo ho preso i colori e le linee grafiche che mi ricordavano i tramonti africani. Premetto che in Africa non ci sono ancora stata quindi ho elaborato tutto solo grazie alle emozioni trasmesse da questo dipinto e alla mia immaginazione. Così ho realizzato questa particolare stampa tribale. È la “mia” Africa, quella che mi sono portata via dopo questo viaggio nella Grande Mela. Tornata in Italia ho scelto i tessuti, cotone e seta, e avviato la produzione in provincia di Treviso.
Ci puoi dare un’anticipazione sulla collezione per il prossimo inverno?
Avrà uno stile androgino ma un fascino iper-femminile. Per me si può essere sensuali ed eleganti anche con i vestiti addosso.
Qual è il posizionamento di Chiara Furlan sul mercato?
Medio alto. I miei abiti sono pensati e realizzati per una donna elegante, che sa riconoscere la qualità e la creatività.
È cronaca degli ultimi tempi che il sistema moda non possa più essere vincente con questa struttura. Qual è il tuo punto di vista?
Non c’è un mentore, qualcuno che indichi la strada più saggia da seguire. Il lato positivo è che ci si può vestire come si vuole, non ci sono regole. Ma forse questo è anche il lato negativo.
Ti riferisci al “ready-to-buy”?
Sì. Non so quanto possa essere positivo per noi emergenti. Ma non solo per chi è alle prime armi, anche per i colossi della moda: si perderà il glamour, la bellezza dell’attesa. Céline è uno di quei brand che l’ha capito, e infatti non usa i social network. Ci tengo a precisare che non ho nulla in contrario a utilizzare Instagram o Facebook anzi, non ho problemi a dire che prendo anche ispirazione da alcuni look, se fatti bene. Credo sia una questione di equilibrio e di essere consapevoli che il lusso non può essere “svenduto” in questo modo.
Progetti futuri?
Sto lavorando sulla collezione primavera-estate 2017.
ph courtesy: press office
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