Si parla tanto di artigianato, di persone che sanno usare tecniche manuali o strumenti meccanici al fine di creare prodotti in grado di essere non solo perfetti, gradevoli all’occhio, ma anche ricchi di valori intrinsechi. Il vero lusso, dopotutto. Non esistono solo in Italia degli uomini e delle donne nelle cui mani scorre l’arte dell’imbastitura. Lo dimostra la collezione Atigi di Canada Goose, appena lanciata a livello mondiale. E se a livello commerciale la scala si allarga sempre di più per l’azienda, è il locale a dare vita ai nuovi parka ideati dal brand.
La storia dell’azienda canadese nasce nel 1957. Con il tempo si specializza, fino a diventare uno dei marchi di punta, nell’abbigliamento concepito per inverni molto freddi. Come quelli della terra madre, dove, nelle zone più a nord vivono le popolazioni Inuit. Chi abita quelle regioni – per l’occasione sono state scelte Inuvialuit, Nunatsiavut, Nunavut, e Nunavik – non solo ha la necessità di sopravvivere alla fame, ma anche a temperature molto rigide. Nei secoli si sono adoperati per cucire pellami, tessuti come la lana e altre fibre, per proteggersi, fino a diventare dei veri e propri sarti.
Atigi è il risultato di una scelta fatta da Canada Goose, la quale spiega di avere «ingaggiato quattordici sarti rappresentativi di nove popolazione sparse per le quattro regioni Inuit, al fine di creare parka su misura usando know how e design originali combinati con i materiali moderni.» Un altro motivo che il brand tiene a sottolineare è il fattore dell’inclusione e della valorizzazione di un saper fare che rischia di scomparire: «Questa collezione esclusiva è stata sviluppata per creare opportunità imprenditoriali sociali per i sarti Inuit, sfruttando la piattaforma globale del brand per mostrare la loro artigianalità straordinaria e i loro design unici.»
Le artigiane non si sono limitate a cucire i parka ma anche a comparire negli scatti della campagna promotrice della collezione, in cui appaiono belle, sorridenti e, soprattutto, fiere.
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