Sicuramente lo avete visto: il mitico, iconico cappello di Pharrell Williams, cantante e musicista statunitense. Ma, probabilmente, non sapete su questo cappello tutte le cose necessarie a comprenderlo davvero come simbolo generazionale (sia di una generazione passata che della generazione presente).
La prima cosa che non si può non sapere è che questo copricapo è una creazione della stilista Vivienne Westwood (più precisamente viene dalla collezione autunno-inverno 1982-1983): la donna che ha contribuito a creare il punk, creato uno stile, il New Romantic e che ha dato un’estetica ai ribelli degli anni ‘70 (vi ricordate che i Sex Pistols, di cui il marito era manager, si vestivano nel suo negozio Let It Rock?).
È stato anche il protagonista del video “Buffalo Gals” di Malcolm McLaren & The World’s Famous Supreme Team.
Per Pharrell Williams essere associato ad un capo disegnato dalla Westwood sicuramente vuol dire schierarsi dalla parte dei “ribelli” del nostro secolo: uomini che lottano per avere una voce. E in effetti Pharrell ha sempre dimostrato di averne una, anche recentemente con l’uscita della sua linea personale di skincare “Humanrace”, creata per essere universale e adatta a tutti i tipi di etnia, senza distinzione di provenienza geografica o sesso.
Metafora della lotta e l’attivismo sociale, il cappello è stato poi messo all’asta da Pharrell per donare in beneficenza i ricavi alla sua fondazione, From One Hand To Another, un ente benefico che aiuta i ragazzi a formarsi attraverso l’istruzione. Venduto per 44.100 dollari al proprietario di Arby, una catena di ristoranti specializzata in panini, il cappello è stato esposto come un’opera d’arte per i clienti del ristorante.
E per ultimo, ma non per importanza, il cappello è stato anche esposto al Newseum, un museo interattivo dedicato al mondo dell’informazione e del giornalismo con sede a Washington.
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