Abbiamo intervistato Mattia Mor, il fondatore di Blomor. Quando ci è capitato di parlare del brand si levato da una parte un coro di fan, dall’altra gli ululati dei detrattori. Blomor è come un film dei Vanzina, viene bacchettato dai critici puristi, ma sbanca al botteghino. Noi siamo andati direttamente da Mattia, per raccontare una storia unica e significativa nello streetwear italiano. Da zero a oltre 500 negozi in Italia. E oggi anche un monomarca che ha appena aperto a Milano.
Come è nata la storia di Blomor? A 17 anni, nel 1998, avevo già deciso che avrei voluto fare l’imprenditore e avrei voluto creare un marchio di abbigliamento. Con un amico, Alberto Carmagnani, abbiamo iniziato a disegnare delle grafiche sul diario a scuola e abbiamo deciso di chiamare il nuovo marchio “Blomor”, che risulta essere l’unione delle parole Blo e Mor. Mor ovviamente è il mio cognome, mentre Blo è la parola che usavamo per salutarci tra amici in quell’anno, una sorta di parola d’ordine. Da lì abbiamo iniziato a sviluppare alcune grafiche e abbiamo prodotto 200 t-shirt che sono state vendute tra gli amici del liceo. Poi la cosa si è fermata, e l’ho ripresa in mano io da solo nel 2004, decidendo di ricominciare a seguire quel sogno nell’ultimo anno di università. Inizialmente l’avevo preso come un gioco che non sapevo a cosa avrebbe portato, poi la cosa è cresciuta, si è sviluppata, e con delle scelte importanti è arrivata al punto in cui siamo adesso, anche e soprattutto grazie al grande lavoro fatto da Iucu, la mente creativa del brand dal 2007.
Come e perchè ti è venuta in mente l’idea di fare delle t-shirt con su dei cocktail? Le prime maglie nel 2004 le ho vendute in alcuni negozi genovesi, con la scritta Bomber, che da noi era un aggettivo per appellare le persone, in maniera “Figa” diciamo, come dire “fratello” o “zio” per intenderci. Dopo i primi mesi di buone vendite con le maglie Bomber non sapevo cos’altro fare ho fatto una sorta di brainstorming con degli amici mentre preparavamo un esame. Parlando è venuta fuori l’idea che delle maglie con i nomi dei più importanti cocktails non c’erano e ognuno invece ha un suo drink preferito! L’idea mi è sembrata semplice ma geniale e abbiamo iniziato così a venderle.. è stato un successo al di là di ogni più rosea aspettativa, che continua ininterrottamente e sempre più in crescita anche adesso.
Quando hai capito che il gioco diventava qualcosa di serio? Nonostante l’abbia iniziata come un gioco ho sempre pensato potesse e dovesse diventare qualcosa di serio, senza tuttavia sapere magari come! Quando all’inizio del 2007 ho lasciato il mio precedente lavoro di consulente in una multinazionale americana, sicuro e ben pagato, e in un mese ho conosciuto Iucu e il mio attuale partner produttivo, è stato il punto di non ritorno.
Non vieni dal mondo della moda. Non vieni dalla bottega. Esci da un’università importante, la Bocconi. In che modo il tuo percorso di studi ti ha dato una marcia in più? C’è chi dice che avrei potuto avere successo con un marchio abbigliamento anche senza essere laureato in Bocconi con il massimo dei voti, certo. Ma l’università, e in particolare quel tipo di università, mi hanno dato delle competenze e un’apertura mentale che è fondamentale per mantenere in vita una storia imprenditoriale in un settore volatile e rischioso come l’abbigliamento, e sarà sempre più fondamentale quanto più Blomor crescerà e il gioco diventerà grande.
Come ti definisci? Imprenditore? Creativo? Stilista? Io sono un imprenditore. Supervisiono il lavoro creativo di Iucu, con occhio attento al mercato e alle richieste dei nostri interlocutori, ma il responsabile della creatività è lui. A me piace molto di più dedicarmi alla parte strategica in primis e commerciale.
Blomor, è in controtendenza con tutto quello che sembra andare di moda oggi. Bianco e nero, tutto serio, tutto rock, tutto cattivo. Voi continuate con la vostra strada. I colori, l’ironia, a volte, perdonami, la scemenza. Le vendite vanno bene nonostante questo essere così fuori dai dettami della moda del momento? E’ la cosa che ci rende più orgogliosi. L’idea di crescere e vendere sempre di più un momento in cui la moda vuole tutto l’opposto di quello che proponiamo noi è qualcosa di esaltante che sta a significare che il nostro lavoro piace e paga indipendentemente dai dettami del mercato! L’importanto in questo senso è avere una coerenza stilistica, evolvere senza snaturarsi, e fare al meglio quello che si sa fare.
Come si evolverà il brand? Blomor evolve ogni stagione; ogni stagione vogliamo stupire i nostri clienti con una quantità di offerte tale che non possono crederci loro stessi.
Ci dobbiamo aspettare uno sviluppo su qualche tipo di prodotto in particolare, chessò del denim, capospalla? Nell’autunno inverno 2011 in presentazione a Pitti lanceremo tre modelli di capospalla molto molto interessanti che vogliono essere il primo passo all’interno di un segmento difficile ma molto importante e redditizio. Ci sarà l’introduzione della maglieria, altro passo importante e inevitabile. Dal 2012 potrebbe esserci evoluzione verso il denim e la camiceria, ma solo se ne saremo convinti. Vogliamo fare delle proposte di prodotti nuovi solo e soltanto se troviamo delle idee innovative e rivoluzionarie, non vogliamo mai e poi mai fare qualcosa tanto per farlo, o per seguire un trend, mai.
In quanti negozi si trova oggi Blomor? Sono più di 600 per l’adulto e 180 per il bimbo, in Italia. Poi Grecia, Belgio, Olanda, Spagna.
Cosa avete fatturato lo scorso anno e cosa puntate a fatturare nel 2011? Sono stati 2,2 mln nel 2009, saranno 3,7 mln nel 2010 e puntiamo, verosimilmente, a 6 mln per i 2011.
Avete piani di espansione all’estero? Assolutamente sì, per ora la nostra presenza è limitata a pochi paesi, ma vogliamo fare un bel piano di espansione nei grandi mercati europei, Francia, Germania, UK.
Iucu, lo cosco bene, è un carissimo amico. Raccontaci il suo impatto con il brand Blomor. E’ stato fondamentale. Mi si è presentato nel 2007 dicendomi “carina l’idea dei cocktails, ma le cose che fai mi fanno schifo”. Invece di offendermi gli ho fatto fare una prova e da allora ha preso in mano tutta la creatività del marchio.
Come reagisci alle trovate e alle continue follie del tuo creativo? Le follie passate sono state talmente vincenti che ormai lo assecondo quasi in tutto. Le su follie e l’inventiva continua sono il punto di forza di Blomor, e sono riconosciute come tali dai clienti.
Lo assecondi su tutto e devi cercare di arginarlo? Come detto prima, ormai lo assecondo quasi su tutto, perchè la sintonia e la fiducia sono tali che non potrei fare altrimenti. Più che arginarlo strutturo all’interno di una collezione tutto quello che disegna e inventa.
Qual’è il prodotto più assurdo che non è mai andato in produzione? Praticamente non ho mai bocciato nessuna proposta di Iucu, almeno non quelle più assurde! può essere che alcune cose non vadano avanti perchè “poco” assurde, ma se sono forti e hanno una personalità sicuramente arriveranno in collezione!
Collaborazioni. Quella con Algida e andata alla grande. Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro? Quella con Algida è stata una collaborazione perfetta, che ci ha dato grandissime soddisfazioni in termini di vendita, raddoppiate dal 2010 al 2011 e resisterà ancora per il 2012. Ma le collaborazioni non finiranno certo qui, abbiamo in ballo una licenza per il 2012 con un marchio fortissimo a livello internazionale che ci permetterà di portare Blomor ad un livello ancora più alto sopratutto sulla donna e all’estero!
E’ vero che avete aperto un monomarca a Milano? Si, abbiamo aperto alcune settimane fa in Via Torino, a 100 mt dal Duomo.. E’ il primo passo verso una serie di aperture con le quali vogliamo veicolare ancora più fortemente il marchio Blomor in tutte le piazze top d’Italia e con il quale vogliamo spingere collaborazioni con altri marchi, trasformando il Blomor store in veri e propri laboratori creativi.
Hai un motto particolare? Sognare, Intraprendere, Agire. Tre parole che sintetizzano quello che ho fatto sinora e che cerco di fare ogni giorno.
La tua esperienza al Grande Fratello. L’hai fatto per te? O perchè pensavi potesse portare un ritorno per la tua azienda? L’ho fatto perchè si è presentata l’occasione per caso e mi sarebbe parso stupido non coglierla. Non ho pensato ad un ritorno d’immagine in particolare, anche se è ovvio che una visibilità di questo tipo può avere effetti anche sulla visibilità del marchio che rappresento. Non so però dire se degli effetti positivi ci siano stati o no, in quanto Blomor andava già molto bene ed è andato ancora meglio, ma non si riesce mai a quantificare il ritorno della “pubblicità”.
E alla fine tirando le somme cosa mi dici di questa esperienza? E’ stata un’esperienza, interessante in quanto unica.
Tra 20 anni ti immagini ancora nel mondo della moda o dove? Ho talmente tante idee in testa che le strade potrebbero essere molteplici, ma penso che la mia vena imprenditoriale mi spingerà sempre a nuove avventure, nelle cose più disparate. Non so se sarà nella moda, l’importante sarà seguire la passione e le idee.
Hai un sogno nel cassetto? Mi piace molto la politica……
Un’ultima cosa. Conosco il tuo impegno e il volontariato legato a ‘ Sorriso per il Sudan’. Cosa ci racconti a proposito? L’esperienza con Sorriso per il Sudan è stata bellissima, un’esperienza di vita importantissima. Ero già stato in Africa 3 volte ma andare direttamente sul campo in una delle zone più povere dell’Africa a vedere quello che direttamente viene fatto per assistere queste popolazioni è stata di gran lunga la più toccante di tutte. La cosa bella è che Sorriso si impegna direttamente sul territorio nella costruzione di scuole e ospedali e tutto quello che viene raccolto è effettivamente utilizzato soltanto per i loro progetti, per cui, in un momento in cui la fiducia in molte organizzazioni manca, è bellissimo poterli aiutare per far sì che il nostro aiuto arrivi direttamente a quelle popolazioni. Anzi invito tutti a visitare il sito www.sorrisoperilsudan.it e a dare un contributo, anche piccolo, per persone a cui manca tutto.
ENGLISH VERSION AFTER THE JUMP!
We interviewed Mattia Mor, the founder of Blomor. When we were talking about the brand on the one hand is raised a chorus of fans, the other the howls of the detractors. Blomor is like a film of Vanzina, is slapped by critics purists, but scoops the box office. We went directly to Mattia, to tell a unique and significant story in the Italian streetwear. From zero to over 500 stores in Italy. And now a store that has just opened in Milan.
How did the story of Blomor begin? At 17, in 1998, I had already decided that I wanted to be an entrepreneur and I wanted to create a clothing brand. With a friend, Alberto Carmagnani, we started to draw graphics on the diary at school and we decided to call the new brand “Blomor”, being the union of words Blo and Mor. Mor is obviously my last name, and Blo is the word we used to greet friends in that year, a sort of password. From there we started to develop some graphics and we produced 200 t-shirts that were sold between high school friends. Then it stopped, and I picked it up by myself in 2004, deciding to start to follow that dream last year in college. Initially I had taken as a game that I did not know what would bring, then it has grown, developed, and the important decisions arrived at point where we are now, also thanks to the great work done by Iucu ,the creative mind of the brand since 2007.
How and why did you come up with the idea to make t-shirts on cocktails? The first t-shirts were made in 2004, I sold them in some stores in Genoa, with the inscription Bomber, an adjective that we appeal to the people in a cool wy, how to say “bro” or “guy” for instance. After the first few months of good sales with the tee Bomber we did not know what else to do and I made a sort of brainstorming with friends while preparing for an exam. Speaking came up with the idea that t-shirts with the names of the most important cocktails had never been realized and everyone has a favorite drink instead! The idea seemed simple but ingenious and so we started to sell them .. was a success beyond all expectations, which continues uninterrupted and ever-increasing even now.
When did you realize that the game was becaming something serious? Despite having started as a game I always thought could and should become something serious, perhaps without knowing how! When at the beginning of 2007 I left my previous job as a consultant in an American multinational, safe and well paid, but in a month I met my current production partner, Iucu, and that was the point of no return.
You’re not coming from the world of fashion. You’re not coming from the shop. You come out from a very Improtant Universiti: Bocconi in Milan. How does your study has given you something more? Some people say that I could succeed with a brand clothing without being graduated at Bocconi with honors, of course. But the university, and in particular the kind of university, I have the skills and open-mindedness that is vital to keep alive a business story in a volatile and risky sector such as clothing, and will be increasingly important as Blomor grow longer and the game gets big.
How do you define yourself? Entrepreneur? Creative? Stylist? I am an entrepreneur. Oversee the creative work of Iucu, with an eye to the market and the needs of our partners, but he is responsible for creativity. I like a lot more to get into the strategic and commercial in the first place.
Blomor, is at odds with everything that seems to go out of fashion today. Black and white, very seriously, all rock, all bad. You continue with your way. The colors, the irony, sometimes, forgive me, the stupidity. Sales are going well despite this being so out of fashion trends of the moment? It ‘s the thing that makes us proud. The idea to grow and sell more and more a time when the fashion wants the opposite of what we propose is something exciting that means that like our work and pays regardless of the dictates of the market! The important thing in this sense is to have a consistent design, develop without distorting, and make the most of what you can do.
How will the brand evolve? Blomor evolves every season. We want to surprise our customers with a number of deals that they can not believe it themselves.
We expect some kind of development on a particular product as, for example, denim or outerwear? In presentation at Pitti a-w we launched three models of outerwear that want to be very very interesting: first step in a difficult but very important and profitable segment. There will be the introduction of knitting, more important and inevitable step. By 2012 there could be changes to the denim and shirts, but only if we are convinced. We want to make proposals for new products if and only if there are innovative and revolutionary ideas, we will not ever, ever do something just to do it, or to follow a trend, ever.
How many stores can be found today Blomor? There are more than 600 per adult and 180 for the child, in Italy. Then Greece, Belgium, Holland, Spain.
What have you made in last year and what bets to charge in 2011? Were 2.2 mln in 2009 will be 3.7 million in 2010 and we aim, apparently, 6 million for 2011.
Do you have plans to expand abroad? Absolutely, for now our presence is limited to a few countries, but we want to make a nice expansion plan in major European markets, France, Germany, UK.
Iucu, I kn ow him well, is a dear friend. Tell us about the impact the brand Blomor. He was fundamental. I was presented in 2007, saying “the idea of nice cocktails, but the things you do make me sick.” Rather than offend him I did do a test and then took over all the creativity of the brand.
How to find and react to the ongoing madness of your creative? The follies of the past have been so successful that now supports him in almost everything. The madness and creativity continues to be the strength of Blomor, and are recognized as such by customers.
Do you second him all up or you have to try to stem him? As mentioned earlier, now I support him on almost everything, because the harmony and confidence are such that I could not do otherwise. Rather than inadvertently structure within a collection designed and invented everything.
What is the more absurd product that has never gone into production? Basically I have never rejected any proposal from Iucu, at least not the most absurd! May be that some things do not go forward because “little” crazy, but if they are strong and have a confident personality will come in the collection!
Collaborations. The one with Algida and went great. What should we expect for the future? The one with Algida was a perfect collaboration, which gave us great satisfaction in terms of sales, doubled from 2010 to 2011 and will stand again for 2012. But the collaborations certainly will not end here, we have a license in 2012 with a strong international brand that will allow us to bring Blomor to an even higher level especially on the woman and abroad!
It ‘s true that you have opened a flagship in Milan? Yes, we opened a few weeks ago in Via Torino, 100 mt from the Duomo .. It ‘s the first step in a series of openings through which we convey the brand even more strongly Blomor top of all the squares in Italy and with whom we want to encourage collaborations with other brands, Blomor transforming the store into real creative workshops .
Do you have a particular theme? Dreaming, Take, Act. Three words that sum up what I’ve done so far and I try to do every day.
Your experience in Big Brother. You did it for you? Or because you thought it might bring a return for your business? I did it because the opportunity presented itself by chance and would have seemed silly not to take it. I did not think a return image in particular, although it is clear that a visibility of this type can also affect visibility of the brand I represent. I do not know, however, say whether the positive effects we were or were not, as it was already Blomor went very well and even better, but you can never quantify the return of “advertising”.
And in the end summing up what about this experience? It was an experience, interesting and unique.
In 20 years we still images in the fashion world or where? I have so many ideas in my head that the roads could be many, but I think my entrepreneurial streak I always go to new adventures in the most disparate things. I do not know if it is in fashion, the important thing is to follow his passion and ideas.
Do you have a dream? I really like the policy ……
One last thing. I know your commitment and volunteer work related to ‘Smile for the Sudan’. What you tell us about? Experience with Smile for Sudan was great, very important life experience. I had been to Africa three times, but go directly to the field in one of the poorest parts of Africa to see what is done to directly assist these people was by far the most touching of all. The nice thing is that Smile is committed directly in the territory in the construction of schools and hospitals and everything that is collected is actually used only for their projects, for which, at a time when confidence is lacking in many organizations, they can be beautiful help to ensure that our aid is delivered directly to those populations. In fact I invite everyone to visit www.sorrisoperilsudan.it and make a contribution, however small, for people who lack everything.
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