Alan Crocetti, brasiliano naturalizzato britannico, è l’emblema di una emergente categoria di designers che utilizzano l’arte, la forza dell’immagine e la moda per portare alla luce temi di disobbedienza sociale e pacifiche forme di protesta all’interno del sistema moda. Alan ha scelto di veicolare i suoi messaggi attraverso la gioielleria, dopo un lungo percorso accademico focalizzato sul womenswear.
Nella sua stessa bio il designer brasiliano descrive animatamente come per lui i gioielli siano costretti in una categoria troppo riduttiva, semplici accessori dalla “funzione” prestabilita, a tratti incastrati in una classificazione “offensiva”. Spinto dal bisogno di esternare questa visione ha trasportato la sua passione dal womenswear al mondo della gioielleria, utilizzandola come strumento per raccontare la propria storia attraverso gli oggetti, una narrazione fatta di messaggi forti e altrettanto riconoscibili simboli.
Dopo questa esplosiva premessa trovare degli aggettivi con cui descrivere il brand e approfondirne l’estetica non è facilissimo. Mi verrebbe da dire che Alan Crocetti è realmente genderless, non un orecchino da donna abbastanza neutro da poter essere indossato anche da un uomo, ma un vero e proprio inno all’inclusività. D’altra parte la gioielleria contemporanea, con le sue sfaccettature avanguardistiche è un canale del settore moda non ancora necessariamente etichettato, né di conseguenza associato a limitazioni di genere, viene da sé che la lineare progressione di questo pensiero vede la gioielleria contemporanea come un’espressione priva di pregiudizio e disposta ad accettare e ammettere la sperimentazione come vera e propria scuola di pensiero.
Per dare un’immagine a quanto descritto, attraverso le interpretazioni di Alan Crocetti, possiamo citare alcuni dei suoi gioielli. Il viper, un finto piercing biforcuto pensato per simulare una spaccatura nel labbro inferiore, come la lingua dei serpenti. Il nose plaster, una riproduzione realistica in metallo di un cerotto, da indossare sul naso, per camuffare ferite “di lusso”. Le maschere in metallo, fatte di lacci e catene, chiaro rimando politico-sadomaso alla costrizione al silenzio.
Alan traduce nel suo linguaggio creativo così provocatorio, sensuale, a tratti onirico, il desiderio di dimostrare, attraverso una forma artistica, che l’oppressione dettata dai limiti sociali di genere e di identità si può combattere anche mediante pacifiche proteste silenti fatte di immagini, simboli e oggetti. Rappresentando così una nuova corrente di giovani designer che urlano nelle loro creazioni valori che vanno ben oltre la mera scelta stilistica, che cercano piuttosto di rivendicare diritti e ideologie attraverso ogni dettaglio scelto.
Dalla comunicazione appositamente pensata per non lasciare indifferenti, all’immaginario destabilizzante animato attraverso i particolari. Non a caso le collezioni di Alan Crocetti hanno nomi come: anarchy, erotica, climax, disobedience ecc..
In altre parole attivismo sociale e spirito di rivolta camuffati come un semplice progetto estetico.
Ciò che rende la visione portata avanti da Alan un vero è proprio progetto (non solo estetico), poi, è la community costruita a partire dal brand, la catena a cui aggiunge una maglia con ogni collaborazione con artisti, fotografi, personaggi. Il linguaggio scelto è tanto specifico nel messaggio quanto aperto alle possibilità di espressione, rendendo il brand molto più delle semplici collezioni.
Sfruttando l’intera dote creativa della community si sta dando vita ad una corrente che trasporta la voce delle minoranze nel sistema moda senza finzione né filtri, ma con la cruda interpretazione di chi ha bisogno di essere ascoltato e ha trovato nell’arte e nella moda i mezzi per farlo.
“Cerchiamo di essere liberi e di valorizzare le esperienze, in modo che ogni momento condiviso possa essere un’opportunità per i sentimenti di comunità e di appartenenza.” Afferma Alan in un’intervista rilasciata per l’Officiel nel giugno 2020.
More Info:
Sito: alancrocetti.com
Pagina Instagram: @Alancrocetti
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Quando gli oggetti quotidiani diventano gioielli: ROD Almayate
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