“Hai detto tutto quello che volevi dire con la moda?”
“No.”
Finiscono con queste parole i 90 minuti del documentario sulla moda più atteso dell’anno : “Martin Margiela: In His Own Words”.
Undici anni dopo aver lasciato il mondo della moda, Martin Margiela racconta tutta la sua storia, per la prima volta con la sua voce: dagli inizi come assistente di Jean Paul Gaultier, al periodo da direttore creativo di Hermès, fino alla fondazione del suo marchio.
Per tenere informati i fans sull’uscita del film nei vari paesi, è stata creata una pagina instagram interamente dedicata all’avanzamento lavori e alle news riguardanti il documentario del designer belga, presentato al Doc NYC film festival il novembre scorso. Il film ad oggi è stato reso disponibile su piattaforme streaming danesi e irlandesi, mentre domani 10 aprile sarà invece la volta del Regno Unito. Ad inizio maggio sarà eccezionalmente trasmesso in due sale cinematografiche in Belgio, a Bruxelles e ad Anversa. C’è grande attesa poiché le date di uscita del documentario nei vari paesi vengono comunicate volta per volta tramite post sull’account instragram ufficiale con poco anticipo.
La regia del film è stata affidata a Reiner Holzemer, anche regista del documentario Dries del 2007 sul designer Dries Van Noten . ll film, girato nel 2019, non racconta di dove si trovi il misterioso designer belga o di cosa potrebbe fare nel 2020, bensì è un omaggio ai 20 anni (1989 – 2009) in cui Margiela ha gestito la sua etichetta omonima. Vent’anni di moda scanditi da creatività e silenzi, poche interviste rilasciate e altrettanto rare le immagini che lo immortalano.
Le riprese sono durate 42 giorni, racconta Holzemer, in cui Margiela racconta di sé e dei suoi più grandi sucessi, partendo dall’ultimo show del 2009 e retrocedendo in senso cronologico, focalizzandosi su 70 dei 110 pezzi delle sue collezioni esposti alla sua mostra a Palais Galliera a Parigi. Per l’occasione il regista ha intervistato numerosi amici del designer, conoscenti, fashion editor, collaboratori e persino John Paul Gaultier.
Quello che il film cerca di comunicare è come Margiela sia l’iniziatore di tutto ciò che ad oggi è definibile “moda contemporanea”, del suo istinto a spingersi oltre i limiti creativi al tempo imposti e all’aspetto che poteva avere un marchio di moda.
Martin Margiela lascia entrare per la prima volta i suoi fans nella sua vita privata, raccontando della sua infanzia a Genk, in Belgio, i quaderni di schizzi di quando era molto giovane. Tutto ciò non mostrando mai il suo volto e mantenendo il velo di mistero che da sempre lo contraddistingue.
Il film termina con i volti di Raf Simons e Rick Owens, che contemplano ammirati l’installazione esposta alla mostra a Palazzo Galliera a Parigi, sottolineando ancora una volta la riconoscenza verso il genio di Martin Margiela.
Ciò che possiamo dedurre quindi è che il film, al contrario di quanto ci si poteva aspettare, non avrà grossi colpi di scena e non metterà ancora a nudo il famoso designer belga, sebbene siano passati 11 anni dal suo ritiro. Forse è meglio così, Holzemer ci consente di mantenere vivo il ricordo del designer come eroe del mondo della moda, senza nessun difetto, nessuna tensione, nessuna negatività; solo bei ricordi e la consapevolezza che il cuore dietro l’universo Margiela batte ancora.
Non ci resta che attendere l’uscita del film-documentario in Italia, per ora possiamo solo goderci il trailer!
Se ti sei perso la cinematografia di moda degli ultimi anni ti consigliamo i migliori che puoi tranquillamente trovare su Netflix!
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