Prima la qualità delle materie prime e dei ricami e poi il resto. Questa è la filosofia che sta dietro l’eponimo brand di Jimi Roos. Creativo nato in Svezia ma “svezzato” stilisticamente in Italia dove produce le sue collezioni – su misura – con tecniche di ricamo uniche. Questi sono i motivi per cui Roos ha vinto il concorso Inside White tenutosi al White Trade Show di Milano durante la Settimana della Moda di febbraio.
Ti ricordi il momento in cui hai deciso di fondare il tuo brand?
Non c’è stato un momento in cui abbiamo deciso di creare il brand. Tutto è nato per passione, mi piaceva l’idea di realizzare una t-shirt su misura a chi voleva qualcosa di diverso. In poco tempo è diventato un lavoro prima part-time e dopo a tempo pieno. Non è stata un’intuizione bensì una vera e propria risposta ad una richiesta di mercato. Non è stata una scelta razionale presa a tavolino. Jimi Roos non è stato fondato con l’intento di essere un brand; il marchio ha cominciato ad esistere perché la gente si è appassionata alla nostra tecnica. Il 2013 è stato l’anno in cui è iniziata la collaborazione con Cristiano (Foderaro, ndr), per formare una struttura capace di rispondere alle richieste dei mercati. Siamo partiti facendo solo fiere, ed è questo che ancora facciamo: tra mille difficoltà e tantissime soddisfazioni.
Qual è il valore aggiunto di Jimi Roos?
Altissima percentuale di artigianalità, che ci ha fatto scegliere da circa cinquanta top retailers, tra questi Colette, Harvey Nichols HK, United Arrows, Isetan. Attraverso la nostra particolare lavorazione ci siamo avvicinati a brand e società che sentiamo vicine a noi, come Harris Wharf London, con i quali abbiamo sviluppato una capsule che ci ha permesso di fare capi limitati ed esclusivi per Dover Street Market Ginza e NY, 10CorsoComo Shanghai, Barneys USA, insomma, se questo è successo in così poco tempo il nostro valore aggiunto è decisamente il ricamo.
I tuoi capi sono made in Italy come mai questa scelta che non tutti, peraltro, oggi fanno?
Perché viviamo e lavoriamo in Italia. Questo è un Paese con tanti tesori che per noi sono gli artigiani. Abbiamo puntato su questo. Sulla passione. Ci sono pochi posti nel Mondo dove puoi imparare e poi fare un lavoro del genere.
Cosa significa per te lavorare a stretto contatto con artigiani che fanno a mano i tuoi prodotti?
Per noi è l’unico valore: buona parte della produzione, per quanto riguarda i ricami, viene sviluppata direttamente nel nostro studio fiorentino. Imparando a lavorare con gli artigiani, controlli il prodotto molto meglio, scopri i suoi segreti, giocando e sperimentando riuscendo così a crescere ogni giorno, commettendo anche degli errori. Infondo è proprio dall’errore nel ricamo che è nato il nostro progetto.
Sei stato premiato a Inside White, che riscontro hai avuto dopo la vittoria?
E’ presto per dire che riscontro abbiamo avuto, le prossime stagioni ci diranno se la strada che stiamo percorrendo è quella giusta, anche se lo consideriamo un momento in cui è stato riconosciuto il nostro lavoro e la nostra caparbietà nel perseguire un obiettivo estremamente difficile come cercare di industrializzare, ma fino a un certo punto, un lavoro quasi esclusivamente artigianale.
E’ difficile emergere come brand?
Lavoriamo tutti i giorni affinché si possa migliorare sotto tutti i punti di vista, in modo sano. Oltre a questo ci vuole una gran dose di fortuna. La nostra unicità è il ricamo e se qualcuno ci riconosce è solo grazie a questo.
Progetti futuri?
Siamo ambiziosi, abbiamo appena aperto l’ufficio stile a Parigi e i nostri obiettivi sono arrivare ad un total look nel giro di qualche stagione. Questo non significa che dobbiamo necessariamente arrivarci, ma la strada che stiamo percorrendo arriva a ciò. Siamo molto versatili e se i materiali ce lo permettono, possiamo ricamare ovunque. La riconoscibilità del nostro ricamo credo sia l’aspetto più importante e divertente del progetto, nonché il fulcro di esso.
ph courtesy: press office
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