Masha Butorina racconta il rapporto tra uomo e ambiente, spesso privo di riguardo e di cautela verso il prossimo.
Fra i 200 cortometraggi in concorso nell’ultima edizione del Fashion Film Festival Milano, “Fur” è stato il più acclamato per la forte capacità narrativa che ha manifestato agli occhi del pubblico, come fosse uno specchio che affaccia sulla relazione tra l’umanità e lo stesso fashion system, il mondo animale e il suo habitat.
“Viviamo in un’epoca di sovraconsumo, esaltando i valori materiali come unica verità”. Queste parole segnano l’obiettivo di questo fashion film: riflettere su quanto la moda, con il passare dell’epoche non sempre è consapevole del ruolo che occupa all’interno della società, come anche spesso non si pone dei quesiti su quanto possa impattare la mancanza di un’eco-sostenibilità.
Un discorso tagliente, ma che negli ultimi tempi è sicuramente stato implementato con più dedizione da molte aziende, ma che ancora risente, per certi versi, una profonda mancanza di attenzione e umanità.
Masha Butorina si interroga proprio su questo, decide di esaltare il grottesco, di portare alla riflessione lo spettatore. La regista sceglie un personaggio mitico come protagonista, metà uomo, metà animale. Il personaggio non si è reso conto che indossa “la pelle di un altro” e più la indossa, più le sue abitudini e i suoi tratti animali prendono vita.
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